Ormai da troppi anni, la Piramide di Djoser, la più antica costruita in Egitto (XXVI sec. a.C.), è ricoperta da una foresta di pali e palanche che servono a sostenere la fragile struttura esterna. I già lenti lavori di restauro hanno subito un’ulteriore frenata a causa della rivoluzione del 2011 che ha bloccato anche l’intervento della squadra di ingegneri gallesi che stavano occupandosi delle fondamenta lesionate dal terremoto del 1992.
Questo stato di cose dovrebbe (e sottolineo mille volte il condizionale) finire il prossimo anno, almeno secondo il Ministro delle Antichità, Mamdouh El-Damaty, che, in visita a Saqqara lo scorso giovedì, ha annunciato per il 2015 il termine della ristrutturazione dei corridori sotterranei, delle decorazioni murarie, soprattutto sul versante meridionale. Saranno utilizzate le pietre originali e una malta del tutto simile a quella impiegata oltre 4500 anni fa. C’è da dire, però, che subito sono nate polemiche sulla dubbia professionalità dell’azienda che ha vinto l’appalto.
Gli interventi da completare entro il prossimo marzo comprendono anche il vicino sito di Dashur, dove è previsto un nuovo sistema d’illuminazione per la cosiddetta “piramide rossa” di Snefru.