Oggi, 1° Maggio, si celebrano le lotte sindacali ottocentesche per i diritti dei lavoratoriche portarono, tra le altre cose, al traguardo delle 8 ore giornaliere. Ma pochi sanno che la prima testimonianza di uno sciopero della storia risale alla civiltà egizia e, più precisamente, al regno di Ramesse III (1186-1153 a.C.).
La fonte è il cosiddetto “Papiro dello Sciopero” (oggi al Museo Egizio di Torino), resoconto redatto dallo scriba Amennakhet che annotò tutte le proteste che funestarono il 29° anno di regno del faraone. Perché non ci fu un solo episodio, ma le manifestazioni “sindacali” durarono per mesi. A incrociare le braccia furono gli operai di Deir el-Medina, il Set-Maat (=”Luogo della Verità”), villaggio (vedi foto) di Tebe Ovest dove risiedevano gli artisti e gli artigiani che avevano il compito di decorare le tombe dei sovrani. Come oggi, in quel periodo gli enti pubblici erano molto lenti nei pagamenti, situazione aggravata dalla crisi che stava colpendo l’Egitto e che portò poi al Terzo Periodo Intermedio. Gli operai, infatti, scioperarono per alcuni giorni e marciarono verso i templi funerari, veri e propri centri amministrativi della zona. Per protesta, entrarono nei recinti dei templi di Thutmosi III, Horemheb e Ramesse II e li occuparono sedendosi sulle mura (un po’ come fanno oggi i manifestanti che bloccano la circolazione di treni e automobili). Il motivo è presto detto: “Sono già trascorsi 18 giorni in questo mese e abbiamo fame!” e ancora “Siamo venuti fino qui a causa della fame e della sete. Non ci sono abiti, unguenti, pesci, verdura. Avvertite il Faraone, il nostro Signore Perfetto, avvertite il visir, nostro superiore, cosicché ci sia dato il nostro sostentamento”.
Il tira e molla tra scioperanti e funzionari durò per due stagioni, con i primi che occuparono a intervalli regolari terreni sacri e i secondi che cercarono di calmare le acque con qualche sacco di grano di “acconto”. La disputa si accese soprattutto durante la visita del sindaco di Tebe, quando gli operai, allontanandosi di nuovo dal cantiere, invasero il recinto del tempio di Merenptah per parlare con lui che, da buon politico, li ammansì con 50 sacchi di grano in attesa dell’intervento del faraone. La cosa interessante è che la causa di tutto ciò potrebbe non essere stata solo il ritardo dei pagamenti. Infatti, una squadra afferma: “Non abbiamo attraversato le mura a causa della fame, ma abbiamo una grave accusa da fare, un’iniquità è stata commessa nella sede del Faraone”. Il delitto corrisponde a vari furti perpetrati nelle tombe della Valle dei Re, tra cui quella dei Figli di Ramesse II (KV5). Quindi, non solo lotta per i propri diritti ma anche impegno civico!