Le mummie continuano a riservarci sorprese. L’ultima tendenza delle analisi tecnologiche non invasive sui corpi conservati presso i vari musei del mondo sta portando a una scoperta dopo l’altra. Questa volta è il turno di una mummia atipica perché non è propriamente egizia e non risale all’epoca faraonica. Appartiene a una donna che viveva in una comunità cristiana sudanese di 1300 anni fa, scoperta nel 2007 e, oggi, conservata presso il British Museum.
Ovviamente, trattandosi di una sepoltura cristiana (con un semplice telo in lino e lana), l’imbalsamazione è avvenuta in modo naturale grazie al clima caldo e secco della regione. Nonostante ciò, l’ottimo stato di conservazione ha reso possibile l’individuazione ad occhio nudo di un tatuaggio nella parte interna della coscia destra. Un’analisi più accurata con i raggi X ha rivelato un monogramma formato dalla sovrapposizione delle lettere greche M-I-X-A-H-A. Michele non era di certo il fidanzato della donna ma l’arcangelo patrono del Sudan medievale e capo delle armate di Dio contro Satana, quindi il tatuaggio aveva un valore protettivo dalle forze del male, mentre quella determinata posizione potrebbe essere collegata con il parto. Il simbolo era già conosciuto su pareti di chiese o su tavole di pietra, ma è la prima volta ad essere riscontrato sulla pelle; inoltre, corrisponde al primo tatuaggio scoperto per questo periodo.
La mummia verrà esposta da maggio nell’ambito della mostra “Ancient Lives: new discoveries” (22 maggio-30 novembre 2014). L’evento, che si occuperà di altre 7 mummie (la più antica delle quali è quella di Ginger, il cosiddetto “Uomo di Gebelein” risalente al 3500 a.C.), è incentrato sulle ultime scoperte fatte grazie a TAC e altre analisi compiute presso gli ospedali di Londra.