La trilogia di “Una notte al museo” (bloopers egittologici)

La trilogia di "Una notte al museo" (bloopers egittologici) - Djed Medu

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Nel 2006, usciva negli USA “Una notte al museo”, commedia leggera diretta da Shawn Levy e che, nonostante fosse dedicata soprattutto a un pubblico giovane, ha avuto un successo tale da spingere i produttori a far girare due sequel. La storia è semplice e si ripete in tutti e tre i casi: il guardiano notturno Larry Daley (Ben Stiller) si ritrova a dover gestire decine di personaggi del museo che vengono ri/animati dalla “Tavola di Ahkmenrah” (immagine a sinistra), antico reperto egizio i cui poteri magici verranno spiegati solo nell’ultimo capitolo della saga. Così, di notte, le sale del Museo di Storia Naturale di New York vengono stravolte dalle peripezie di sculture, statue di cera, modellini di diorami, animali impagliati, scheletri di dinosauri e mummie che prendono vita sotto gli influssi della luce della luna. Tra questi, spicca la figura guida del presidente Theodore Roosevelt, interpretato da Robin Williams, morto suicida proprio prima dell’uscita del terzo film.

Come premesso, l’intera sceneggiatura si basa su un incantesimo egiziano, ma, per il resto, c’è poco di rilevante da analizzare per quanto riguarda la storia e l’archeologia della Valle del Nilo. Quindi, data anche l’uscita recente delle pellicole, eviterò di parlare troppo della trama e mi limiterò a presentare i principali bloopers egittologici.

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Una notte al museo

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Siamo a Manhattan, presso l’American Museum of Natural History, museo che presenta alcune tra le più importanti collezioni di paleontologia, zoologia, antropologia e fisica del mondo. Non ci sono reperti archeologici che, in realtà, si trovano dall’altra parte di Central Park, nel Metropolitan Museum of Art dove sono conservati oltre 36.000 pezzi egizi e dove, quindi, sarebbe dovuto andare anche il corredo funerario di Ahkmenrah. Invece, nel film viene mostrata una sala interamente dedicata al faraone con la riproduzione del suo tempio e con statue giganti di Anubi che assomigliano molto a quelle del “Pozzo delle Anime” in Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta. Si viene a sapere che il corpo dei Ahkmenrah, il suo sarcofago (che, come al solito, è la copia di quello di Tutankhamon) e gli altri oggetti trovati nella sua tomba erano stati portati dall’Inghilterra a New York nel 1952. Da quel momento in poi, quindi, ogni oggetto inanimato del museo prende vita grazie alla Tavola d’oro che è una sorta di telecomando a 9 tasti con segni simil-geroglifici. Si risveglia anche la mummia stessa del giovane faraone (interpretato dall’attore americano di origini egiziane Rami Malek; vedi foto) definito come IV re del IV regno (dinastia?) e che parla con un accento inglese perché proveniente dalla facoltà di Egittologia dell’Università di Cambridge.

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Una notte al museo 2 – La fuga

idmL9y2Il museo chiude per rinnovo e per sostituire quasi tutte le vecchie attrazioni con ologrammi. Così, i vari protagonisti del primo film vengono chiusi in casse e spediti negli archivi federali di Washington. A New York, sarebbero dovuti rimanere solo Roosevelt, lo scheletro del T-rex e la Tavola di Ahkmenrah che, però, viene rubata dalla scimmietta e che, quindi, risveglia le attrazioni dei numerosi musei dello Smithsonian. Tra queste, anche la mummia di Kahmunrah, il perfido fratello del faraone, che, con le sue guardie tiene in ostaggio i nuovi arrivati in modo da impadronirsi della Tavola. Geloso della corona del fratello minore, ha bisogno dell’oggetto per attivare la “Porta dell’Aldilà”, un passaggio dimensionale a forma di falsa-porta (vedi foto), e riportare indietro il suo esercito di soldati con la testa di falco. Kahmunrah dice di avere 3000 anni, dato che non collima con l’appartenenza alla IV dinastia di Ahkemrah. In ogni caso, il suo piano di dominazione del mondo viene sventato grazie a Roosevelt che traduce il testo sulla Tavola (conosceva il geroglifico??) e alle piccole statuette di Einstein che decifrano l’enigma e trovano codice per bloccare il portale: il pi. La cifra di 3,1415, però, non era conosciuta dagli Egizi che, al massimo, si erano avvicinati all’approssimazione di 3,160 nel Papiro matematico Rhind (XVII sec. a.C.).

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Una notte al museo – Il segreto del faraone

6L’ultimo film della serie spiega finalmente la storia della Tavola di Ahkmenrah partendo proprio dal suo ritrovamento nel 1938 a Giza. Il flashback iniziale mostra la piana circondata da un’alta falesia, che non esiste nella realtà, e una missione archeologica anglo-americana all’opera. Un bambino cade accidentalmente in un vasto ambiente ipogeo, la tomba di Ahkmenrah, che sembra la grande sala ipostila del Tempio Maggiore di Abu Simbel. Come in tutti i film sull’antico Egitto, ci sono copie di oggetti del corredo funebre di Tutankhamon spartiti tra Londra e New York. 

Tornando ai giorni d’oggi, invece, la Tavola comincia improvvisamente a ossidarsi perdendo il suo potere. Così, per evitare che le attrazioni tornino alla loro immobilità originaria, Larry e altri protagonisti si recano al British Museum dove sono conservate le mummie degli unici in grado di risolvere il problema: i genitori di Ahkmenrah (vedi foto in alto), Merenkahre (Ben Kingsley, presente anche in “Exodus” e nella miniserie TV “Tut”) e Shepseheret. Il vecchio faraone si risveglia e racconta che, per garantire la vita eterna al suo amato figlio, incaricò un sacerdote di creare questo oggetto magico, in linea con le antiche credenze egizie sull’Aldilà e la conservazione dei corpi dopo la morte. Merenkahre aggiunge che l’efficacia dell’incantesimo dipende dal potere di Khonsu, divinità lunare nella triade tebana con Amon e Mut, e che, quindi, sarebbe bastato esporre la Tavola alla luce del plenilunio per “ricaricarla”. Ovviamente, le cose non saranno così semplici…