Ieri, presso la sede del MiBACT a Roma, è stato presentato ufficialmente “Egitto Pompei”, ambizioso progetto espositivo che vede coinvolte tre grandi istituzioni culturali italiane: Soprintendenza Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) e Museo Egizio di Torino. Una mostra, articolata in tre sedi e quattro eventi, racconterà l’influenza della cultura egiziana sugli altri popoli del Mediterraneo e, in particolare, lo stretto rapporto intercorso tra la Valle del Nilo e Roma. Infatti, come spesso ho avuto modo di scrivere nel blog soprattutto riguardo alle piccole collezioni egizie presenti nel nostro Paese, non è così raro trovare reperti egizi in contesti locali grazie alla diffusione, già in età repubblicana, del culto di Iside e Serapide (ma anche di Arpocrate, Anubi, Bes, Osiride). Ma fu soprattutto dopo l’arrivo di Cleopatra VII nell’Urbe (46-44 a.C.) che scoppiò una vera e propria egittomania che ebbe ripercussioni sull’arte e la società dell’epoca.
La prima tappa del progetto consisterà nella mostra “Il Nilo a Pompei. Visioni d’Egitto nel mondo romano”, dal 5 marzo al 4 settembre presso il Museo Egizio di Torino (nel video, la preparazione dell’allestimento). Si tratta della prima esposizione temporanea organizzata dopo il rinnovamento del museo e, con l’occasione, verranno inaugurati i nuovi spazi di 600 m² al primo piano. Con circa 330 reperti, di cui 172 prestati da altri musei italiani ed esteri, s’illustreranno i tratti principali dell’Egitto tolemaico e i successivi contatti, commerciali, culturali, religiosi, con il mondo romano, privilegiando ovviamente i siti vesuviani. Proprio a Pompei, infatti, è attestata la più antica presenza del culto isiaco in Italia (II sec. a.C.). La mostra, divisa in nove sezioni, presenterà, tra gli altri, 40 oggetti del MANN, quasi tutti scoperti nel Tempio di Iside di Pompei, 10 dal Museo Iseo di Benevento e il bellissimo “Toro cozzante”, bronzetto ellenistico scoperto nel 2004 e oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. Inoltre, saranno ricreati in 3D gli ambienti decorati a tema egittizzante delle domus del Bracciale d’Oro (a cui appartiene l’affresco sullo sfondo della foto in alto) e di Loreio Tiburtino (Pompei).
Il 16 aprile, a Pompei arriveranno dall’Egizio 7 statue monumentali di Sekhmet (un esempio) e quella di Thutmosi I seduto in trono (Cat. 1374) che torneranno a “viaggiare” dopo quasi 200 anni dall’ultima volta. Le sculture saranno esposte nella Palestra Grande (invece, spero siano infondate alcune voci che vedrebbero il riciclo dell’orrenda “piramide” allestita nell’anfiteatro per i calchi in gesso). Sarà poi segnalato un percorso che unisce tutte le domus con motivi decorativi nilotici e il già citato tempio di Iside.
L’ultima fase della mostra itinerante riguarderà il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che, in due date, finalmente si riaprirà all’Egitto. Il 28 giugno, verrà inaugurata la “Sala dei culti orientali”, nuovo percorso dedicato ai culti egiziani e asiatici in Campania e che includerà anche le meravigliose coppe alessandrine in ossidiana scoperte a Stabia. Infine, come anticipato, dall’8 ottobre saranno di nuovo fruibili dal pubblico le cinque sale della collezione egizia del MANN: Uomini e Faraoni, La Tomba e il Corredo Funerario, La Mummificazione, Il Mondo magico e religioso, La Scrittura, i Mestieri e l’Egitto in Campania.