A una settimana dal trionfo bleu ai mondiali di calcio, credo sia doveroso omaggiare la Francia, a modo mio, cioè demolendo un film transalpino a tema egittologico trovandone tutti gli errori! No, scherzo. La mia cattiveria per la rubrica “Blooper egittologici” è direttamente proporzionale alla serietà delle pellicole prese in esame e poi, si sa, i Galli sono suscettibili! Chiaramente parlerò di “Asterix e Obelix: missione Cleopatra”, remake del 2002 del lungometraggio animato “Asterix e Cleopatra” (1968), a sua volta adattamento del celebre fumetto ideato da René Goscinny e Albert Uderzo.
La storia è nota: siamo intorno al 50 a.C. e la Gallia è stata quasi completamente conquistata dall’esercito di Giulio Cesare; quasi perché, all’estremità dell’odierna Bretagna, un piccolo villaggio resiste strenuamente all’avanzata romana grazie a una pozione magica, prodotta dal druido Panoramix, che rende invincibile chi la beve. Così, i soldati che hanno assoggettato gran parte del mondo conosciuto diventano semplici punchball che schizzano in aria ai pugni di Asterix, il biondo baffuto protagonista del fumetto, e Obelix, il suo grosso amico caduto nella pozione da piccolo. In particolare, nel 6° albo della serie, “Astérix et Cléopâtre” del 1965, i nostri eroi finiranno addirittura in Egitto, dove conosceranno la celebre regina Cleopatra VII, a soli due anni dall’uscita dell’iconico film di Mankiewicz. Non a caso, Goscinny e Uderzo, sia nel fumetto che nel cartone del ’68 diretto da loro stessi, s’ispirarono moltissimo al colossal hollywoodiano facendo continui riferimenti soprattutto alla figura di Liz Taylor (basti vedere la copertina dell’albo, qui in alto, che scimmiotta la locandina di “Cleopatra”). Purtroppo questa caratteristica si è persa nella versione di Alain Chabat, che ha ripreso in blocco la precedente di 72 minuti e, con l’aggiunta di qualche scena inedita (come, verso la fine, il combattimento marziale in stile “La Tigre e il Dragone”), l’ha allungata a 107′ rendendola il film francese più costoso fino ad allora. Io preferisco senza dubbio il cartoon – anche se nella versione italiana c’è il solito vizio di stravolgere i testi e i nomi (il cagnolino Idefix diventa Ercolino) – che ha la lunghezza giusta e mantiene la geniale trovata dei dialoghi espressi in geroglifico nelle nuvolette.
La narrazione si apre ad Alessandria d’Egitto con un’accesa discussione tra Cleopatra (Monica Bellucci) e Cesare (interpretato dal regista in persona; forse perché alla fine dovrà pomiciare con la bella attrice italiana?). In realtà, il generale romano arriverà in Egitto solo un paio di anni dopo la data fornita nell’incipit. In ogni caso, l’argomento del litigio tra i due è la grandezza del popolo egiziano, ormai decaduta secondo Cesare che è convinto che le monumentali opere come le piramidi appartengano a un passato perduto. Per dimostrare il contrario, Cleopatra lo sfida assicurando che avrebbe fatto costruire un grandioso palazzo in soli tre mesi. Il problema è che, oltre alle tempistiche ristrette, il progetto è affidato all’architetto più incompetente del regno, Numerobis (Jamel Debbouze). L’impresa appare subito impossibile senza un intervento magico; per questo Numerobis, in bilico tra l’essere ricoperto d’oro o gettato in pasto ai coccodrilli, si reca in Gallia per chiedere una mano a Panoramix (Claude Rich), vecchio amico del padre. Così, il druido accetta di aiutare l’alessandrino e, insieme ad Asterix (Christian Clavier), Obelix (Gérard Depardieu) e Idefix, parte per l’Egitto.
Il tempo stringe, ma gli operai sembrano comunque in grado di completare il palazzo nei due mesi restanti, anche perché, grazie alla pozione, riescono a trasportare a mano i pesanti blocchi di pietra. Una nota di merito, in questo caso, va a Goscinny e Uderzo per non aver menzionato gli schiavi e per aver fatto riferimento al primo sciopero della storia, verificatosi sotto il regno di Ramesse III (qui per approfondire). I lavori, infatti, vengono interrotti dal perfido Stocafis (gioco di parole già presente nella traduzione italiana del fumetto che sostituisce l’originale Amonbofis), altro architetto geloso di Numerobis che sobilla gli uomini inducendoli a chiedere un trattamento migliore, come il ricevere meno frustate. Divertente qui è la scena del passaggio di turno degli operai che s’invertono nel ruolo di trainatore e fustigatore scambiandosi la parrucca.
Tra i tentativi di sabotaggio di Stocafis, c’è anche la corruzione del fornitore del materiale da costruzione, che costringe i Galli ad andare a risolvere il problema direttamente alla cava. Durante la navigazione del Nilo verso sud, il gruppo si ferma anche a Giza, dove veniamo a sapere perché la Sfinge abbia perso il naso: non per colpa dei soldati di Napoleone né per iconoclastia islamica, ma a causa di un goffo Obelix che si arrampica in cerca di una vista panoramica!
Asterix e Obelix dovranno vedersela anche con i soldati romani che Cesare invierà per non perdere la scommessa, ma ovviamente, dopo la classica scazzottata a senso unico, il tutto si concluderà nel migliore dei modi: Stocafis verrà sconfitto, il sontuoso palazzo sarà completato, Numerobix ricompensato e il generale romano dovrà ammettere la grandezza del popolo egiziano durante il banchetto finale.
Genius Bonus
I numerosi geroglifici presenti nel film sono puramente estetici e non hanno alcun significato, ma Alain Chabat, durante un’intervista (minuto 52:38), ha dichiarato che da qualche parte ci sarebbe un’unica iscrizione sensata da tradurre così: “Celui qui lit ça est un égyptologue”. Effettivamente, nei titoli di coda appare come consulente anche Guillemette Andreau-Lanoë, membro anziano dell’IFAO e direttrice della sezione egizia del Louvre dal 2007 al 2014. Tuttavia, io non l’ho scovata; avvertitemi se doveste riuscirci voi!