Se ne parla ormai da qualche anno, ma finalmente è stato lanciato il primo traduttore automatico di geroglifici!
Già prima dell’uscita nel 2017 di Origins, penultimo capitolo della saga videoludica di Assassin’s Creed, l’azienda sviluppatrice Ubisoft aveva anticipato un ambizioso progetto che prevedeva la creazione di un sistema in grado di tradurre l’antica scrittura egizia, proprio come fa Google Translate con le lingue attuali. E a quanto pare, quel progetto si è concretizzato grazie alla collaborazione con gli egittologi della Macquarie University.
Pochi giorni fa, infatti, sulla piattaforma di Google Arts & Culture è stato pubblicato Fabricius, un tool che riconosce segni geroglifici da immagini e che identifica intere parole e frasi, migliorando esponenzialmente grazie all’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale. Il machine learning si basa sull’interazione con gli utenti, quindi più lo strumento sarà usato più il risultato sarà preciso e affidabile. Il nome deriva da Johann Albert Fabricius, bibliotecario tedesco vissuto a cavallo tra XVII e XVIII secolo e fondatore della storiografia nell’ambito della letteratura greca e latina.
L’applicazione su mobile presenta anche sezioni per imparare giocando i rudimenti del geroglifico, ma quello che più m’interessa è il traduttore, disponibile solo su desktop in inglese e arabo. Sarà veramente, come da proclami, un utile strumento per velocizzare il lavoro degli studiosi? Vediamolo insieme.
Ho cercato una foto in cui i segni fossero chiari e facilmente leggibili. La scelta è ricaduta su una stele funeraria e in particolare sulla sua parte iniziale. L’incipit “ḥtp-di-nswt” è una diffusissima formula traducibile con “l’offerta che il re fa” per conto del defunto, identificato con Osiride. Ho usato di proposito un testo semplice conscio che, allo stato attuale, il sistema potrebbe ancora non funzionare al meglio.
Una volta caricato il file, si seleziona l’area da tradurre e con un filtro si evidenziano i segni scegliendo il livello di sensibilità.
Il risultato sarà, per forza di cose, poco nitido e sporcato da fratture e altre imperfezioni. Per questo bisogna limarlo, con gomma e pennello, per definire quanto più possibile i singoli segni, sperando che lo scriba avesse una calligrafia compatibile con la lista del Gardiner, testo di riferimento del tool. Ho trovato questa operazione, al netto della mia scarsa pratica con lo strumento, un po’ troppo lunga e macchinosa. E se l’obiettivo era velocizzarci il lavoro… ancora non ci siamo. Qualche intoppo c’è stato anche per aver utilizzato un file piuttosto pesante che, ogni tanto, ha bloccato il programma.
Il terzo step è dividere le varie parole con strumenti di selezione rettangolare o poligonale. Da ciò si capisce come Fabricius non sia rivolto a tutti ma solo a chi abbia almeno delle basi di antico egizio sufficienti a riconoscere i singoli termini.
Poi si spera di essere stati abbastanza precisi e si fa partire la ricerca di corrispondenza. Il sistema propone un suggerimento più due alternative, altrimenti, qualora l’identificazione del segno non fosse giusta, bisogna procedere con la selezione manuale nella lista dei geroglifici. Non ho trovato nei setting un modo per indicare il senso di lettura che resta da sinistra verso destra, ma si può comunque cambiare l’ordine dei segni o delle parole. Su 7 geroglifici, ne sono stati correttamente identificati solo 3, quasi 4, ma è comprensibile visto lo stato iniziale del progetto.
La traduzione automatica, invece, è andata a buon fine producendo un risultato accettabile, ma mi riservo di provare di nuovo con frasi più complesse. Tutto sommato, il sistema funziona, ma, almeno allo stato attuale, più che uno strumento lavorativo applicabile all’epigrafia, sembra un divertente passatempo per nerd dell’egittologia.