Zahi Hawass scopre a Tebe Ovest un centro amministrativo e produttivo dell’epoca di Amenofi III

Zahi Hawass scopre a Tebe Ovest un centro amministrativo e produttivo dell'epoca di Amenofi III - Djed Medu
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Cercare un tempio e trovare un’intera “città”.

Nei mesi scorsi Zahi Hawass ha fomentato l’hype tra gli amanti dell’antico Egitto parlando di un’importantissima scoperta a Luxor. Ma se la concomitanza con un recente documentario di discovery+ avrebbe potuto far pensare a un’illustre tomba, il ritrovamento si è rivelato molto più grande, almeno dal punto di vista metrico.

La missione del celebre archeologo egiziano, infatti, da Settembre 2020 sta scavando nei pressi di Medinet Habu, il tempio funerario di Ramesse III, per trovare l’omologo santuario di Tutankhamon, ma alla fine ha individuato fortuitamente i resti di un vasto agglomerato tra Medinet Habu e la biglietteria, forse il centro amministrativo più importante di Tebe Ovest.

Il villaggio, che si estenderebbe a ovest verso Deir el-Medina e a nord fino al tempio di Amenofi III a Kom el-Hettan, risale proprio al regno di Nebmaatra (1388-1350 a.C.), come testimoniano ceramica, anelli, scarabei e il cartiglio del faraone impresso sui mattoni crudi. Lo stato di conservazione degli edifici in fango è ottimo, con mura che raggiungono i 3 metri d’altezza e diversi oggetti di vita quotidiana che sembrano essere stati lasciati piuttosto repentinamente con l’abbandono delle case (foto in basso). Infatti, dopo una fase di occupazione che copre anche la co-reggenza e i primi anni di regno di Amenofi IV (un’impronta di sigillo reca il nome del Gempaaton di Karnak), ci sarebbe stato lo spostamento verso Amarna. Tuttavia, si riscontra un ritorno nel sito con Tutankhamon e Ay alla fine della XVIII dinastia.

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Questo raro contesto abitativo si divide, almeno per ora, in tre aree con un fulcro centrale che doveva avere una funzione amministrativa oltre che residenziale. Tutta la zona è recintata da un muro sinusoidale (foto in cima all’articolo) che proteggeva unità più ampie accessibili da un solo ingresso, evidentemente per controllare gli ingressi e le uscite dal quartiere.

Nella parte meridionale c’è un settore adibito alla preparazione del cibo per un ingente numero di persone. Qui, infatti, ci sono diversi forni, una panetteria, una zona cottura e un grande deposito per le stoviglie. Eccezionale è poi un ritrovamento che fornisce un preciso riferimento cronologico: un vaso contenente circa 10 kg di carne lavorata, destinata “alla terza festa Sed, nell’anno 37° di regno, dal macello del recinto del bestiame di Kha, preparata dal macellaio Iuwy”. L’iscrizione in ieratico, oltre a menzionare due abitanti della città, parla infatti del terzo Giubileo di Amenofi III, tenutosi intorno al 1351 a.C.

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La terza area è un centro artigianale multifunzionale. In un settore si producevano mattoni crudi usati per la costruzione di templi e annessi di Amenofi III; in un’altro si creavano amuleti ed elementi decorativi in faience. Ulteriori scorie e arnesi testimoniano attività di filatura, tessitura e lavorazione di metallo e vetro, seppur i relativi edifici non siano stati ancora individuati.

Ulteriore approfondimento necessitano anche due strane sepolture di cui non si conosce ancora la funzione. In una stanza era deposto un bovino, in un’altra un uomo con le braccia distese lungo i fianchi e soprattutto con una corda avvolta alle ginocchia (foto in basso).

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Infine, a nord della città si trova un vasto cimitero la cui estensione totale è ancora da determinare poiché sono state indagate solo alcune tombe scavate nella roccia (oggetti di corredo nelle foto in basso).

Come anticipato, l’esistenza di questo centro è sicuramente da collegare ad Amenofi III e ai villaggi degli artigiani impiegati per la costruzione dei suoi templi e palazzi. Per questo potrebbe coincidere con lo sviluppo settentrionale della città-palazzo di Malqata che ebbe l’espansione architettonica definitiva proprio in occasione della terza Festa Sed del faraone. Mi viene in mente poi un’altra ipotesi sulla città di Maiunehes che, seppur citata in uno dei cosiddetti “Papiri dei ladri di tombe” (BM 10068, pubblicato in Peet, Great Tomb-Robberies of the Twentieth Egyptian Dynasty I, 1930, pp. 79-102) che è di epoca ramesside, sarebbe stata un importante centro amministrativo proprio in quella zona.

*Non nello stesso punto, ma a qualche decina di metri di distanza, già negli anni ’30 del XX secolo strutture simili con muri sinusoidali erano state individuate e attribuite da archeologi francesi a un villaggio dei tempi di Amenofi III che, probabilmente, appartiene al medesimo insediamento appena annunciato (Robichon C., Varille A., Le temple du scribe royal Amenhotep, fils de Hapou, FIFAO 11, Le Caire 1936, pl. V, XXV, XXVI) e dall’Oriental Institute di Chicago (Hölscher U., The Excavation of Medinet Habu, Volume 2: The Temples of the Eighteenth Dynasty, Chicago 1939, p. 71).

In ogni caso, la presentazione ufficiale della “scoperta” ci sarà sabato 10 aprile; si aspettano quindi ulteriori dettagli.

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