Si è da poco conclusa la conferenza stampa che tutti aspettavamo, tenutasi presso il Museo Egizio del Cairo alle 17:00 locali (in Italia, le 16:00). Come era prevedibile, tutte le smentite ufficiali sui danni provocati alla maschera di Tutankhamon si sono rivelate solo un goffo tentativo di insabbiare la figuraccia. Non potendo più negare l’evidenza, il ministro El-Damaty e tutti i responsabili del museo hanno chiesto scusa per l’increscioso incidente (per le informazioni, ringrazio soprattutto Nigel Hetherington presente alla conferenza). Lo scorso agosto, durante il cambiamento dell’illuminazione della vetrina, alcuni tecnici hanno fatto staccare la barba posticcia, forse resa meno stabile per il cedimento della precedente colla usata nel 1944. Così, per “risolvere” il problema in fretta, un curatore ha deciso di rincollare il pezzo con della resina epossidica (vedi foto).
L’MSA ha affidato l’analisi della situazione a Christian Eckmann, esperto di restauro dei metalli presso il Römisch-Germanisches Zentralmuseum di Mainz, che si era già occupato delle decorazioni d’oro trovate nella KV62. Eckmann ha confermato la presenza della resina, materiale per niente adatto allo scopo anche se spesso utilizzato, e ha aggiunto che, fortunatamente, può essere eliminata attraverso un delicato trattamento. Quindi, il danno non sarebbe irreversibile, sempre che si affidino a persone competenti, questa volta. Resta però un graffio provocato dal curatore nel tentativo di togliere la colla in eccesso, sembra con un raschietto o con della carta vetrata. Ma El-Damaty ha affermato che non è stato possibile capire l’origine di questo graffio (come se mancassero foto della maschera per fare un confronto…) e che, quindi, bisognerà aspettare l’esito di un’indagine interna.
Aggiornamento (28/01/2015):
Sembra che il ministro El-Damaty abbia punito Elham Abdel Rahman, responsabile del dipartimento di restauro del Museo Egizio e moglie del curatore che, secondo le indiscrezioni giornalistiche, avrebbe incollato la barba. La donna è stata trasferita al Museo delle Carrozze Reali, piccola collezione nella Città Vecchia con 8 cocchi e qualche manichino vestito con costumi d’epoca. Temporaneamente al suo posto all’Egizio, Saeed Abdel Hamid, omologo del Museo Copto del Cairo.