Torno a parlare della mia regione, l’Abruzzo, presentando un piccolo gruppo di oggetti egizi ed egittizzanti che si trovano nel Museo Archeologico Nazionale “La Civitella” di Chieti. Il museo sorge sulla parte più alta della città, in cima alla collina che gli dà il nome, all’interno del parco archeologico che include i resti dell’anfiteatro romano. La struttura è piuttosto recente, inaugurata nel 2000, anche se il nucleo originario risale all’Antiquarium degli anni ’30 del secolo scorso che raccoglieva collezioni di fine ‘800. Tre percorsi espositivi si diramano sottoterra (ma ci sono evidenti problemi d’infiltrazione, tanto che, durante le giornate di pioggia, si vedono bacinelle ovunque riempite dalle gocce che cadono dal soffitto) presentando materiale archeologico che racconta la nascita e lo sviluppo della città di Teate Marrucinorum, diventata municipio dopo la Guerra sociale (91-88 a.C.):
- La Terra dei Marrucini: reperti dal Paleolitico alla formazione del popolo italico ritrovati nel medio e basso corso del fiume Pescara;
- L’inizio della storia urbana: area dedicata alla fase repubblicana (III-II sec.) con, in particolare, la decorazione dei tre frontoni in terracotta policroma appartenenti al complesso templare dell’acropoli;
- Da Roma a Ieri: la riproduzione dei diversi ambienti della città dal periodo romano ad oggi con sale dedicate alle domus, al teatro, all’anfiteatro e alle terme.
A quest’ultimo percorso appartiene il gruppo che più ci interessa, in corrispondenza della zona dedicata ai culti esotici. L’apertura della religione romana alle credenze straniere fece sì che, soprattutto nel periodo imperiale, fossero incluse nel pantheon classico anche divinità egizie come Iside e Serapide. Così, anche in centri italiani, è facile trovare oggetti importati dalla Valle del Nilo o riproduzioni locali. Infatti, oltre a una testa in marmo di Serapide, un pannello presenta quattro reperti scoperti proprio a Chieti di cui uno, però, è solo una copia: si tratta del busto in basalto del generale Harsiesi (XXVII dinastia), con pilastro dorsale iscritto, il cui originale si trova presso il Museo Barracco di Roma. Di basalto è anche la testa con nemes scoperta nelle vicinanze del foro (III-I sec. a.C.). Infine, è possibile vedere un frammento in granito di statuetta di Epoca Tarda della dea ippopotamo Tueris recante il nodo “sa” (amuleto magico con funzione protettiva, soprattutto per le partorienti) e un bronzetto votivo di Iside Fortuna (I-II sec. d.C.) con tutti i suoi attributi, canestro, cornucopia, timone e falce lunare.