Dopo la figuraccia mondiale conseguente al “restauro” affrettato della maschera di Tutankhamon, era logico aspettarsi che cadessero delle teste. La prima a subire provvedimenti disciplinari, anche se non espliciti, è stata Elham Abdel Rahman, la responsabile del dipartimento di restauro del Museo Egizio del Cairo, nonché moglie del tecnico che avrebbe rincollato la barba con la resina epossidica, trasferita al piccolo Museo delle Carrozze Reali nella Città Vecchia. Il suo posto, invece, è stato occupato da Saied Abdel Hamid Hassan (nella foto), precedentemente al Museo Copto del Cairo e, non a caso, esperto nella conservazione dei manufatti in oro, che, in un’intervista al “The Guardian”, ha esposto il nuovo atteggiamento che ha intenzione di portare nel trattamento dei pezzi da restaurare. La principale novità sarà il lancio di un database online dei reperti del museo che colpevolmente ancora mancava. Poi, saranno realizzate schede tecniche per la registrazione di ogni dato concernente gli interventi fatti dai restauratori con data, nome del personale occupato, metodologia e materiali scelti. Quest’ultimo provvedimento è atto a evitare la confusione di dichiarazioni e smentite che è esplosa proprio per il caso della maschera di Tutankhamon.