Che sia la volta buona? Dopo cinque anni di rinvii, arriva l’ennesimo annuncio del ministro delle Antichità di turno che dichiara l’apertura al pubblico del “Viale delle Sfingi”. Oggi, infatti, Mamdouh El-Damaty dovrebbe inaugurare il I e il V tratto del viale; ma aveva detto la stessa cosa il precedente ministro, Mohamed Ibrahim, due anni fa (e mi ero mostrato scettico già allora).
L’ambizioso progetto prevede lo scavo, il restauro e la musealizzazione dell’antica via processionale che collegava il Tempio di Luxor al complesso di Karnak. L’attuale percorso corrisponde a quello voluto da Nectanebo I (380-362) che fece restaurare l’originale versione di Amenhotep III aggiungendo ai due lati della strada, per circa 2,7 km, 1350 sfingi (durante la XVIII din. erano a testa di ariete). I lavori di scavo, iniziati nel 2004, non sono stati esenti da polemiche perché, per liberare il Viale, sono state abbattute centinaia di case, moschee e chiese cristiane, spostando migliaia di persone dalle loro abitazioni.
Al di là dell’impatto turistico dell’operazione, dai cantieri sono emersi importantissimi dati archeologici; infatti, sono state scoperte le tracce di interventi di numerosi faraoni, da Hatshepsut a Cleopatra VII, la metà delle sfingi, o ciò che ne rimane, e diverse costruzioni di epoca romana, come cisterne e luoghi di produzione del vino. In particolare, le due sezioni che dovrebbero essere aperte corrispondono al 37% del totale: il I tratto è di 350 m e parte dalla facciata del Tempio di Luxor; il V è lungo 600 m e va dal retro della Biblioteca di Luxor alla strada che conduce all’aeroporto.