Lo scorso giovedì (18 giugno), un antico frammento di lino dipinto è stato venduto per l’esorbitante cifra di 373.800 €. Tale offerta è stata lanciata al telefono da un compratore ancora anonimo che si è aggiudicato il pezzo durante l’asta di antichità della Piasa, a Parigi, partendo da un prezzo base di 50.000 €. Un costo così alto, oltre che dalla bellezza e dall’età (fine XVIII din., 1300 a.C. circa), può essere spiegato dalla rarità della tipologia del reperto nota in soli 22 esemplari conservati in collezioni del mondo come quelle del Museo Egizio del Cairo, del Museum of Fine Arts di Boston, del Louvre e del Metropolitan Museum.
Si tratta di un rettangolo di tessuto di 29 x 21 cm che apparteneva a un sudario probabilmente posto sopra il sarcofago. La superficie è finemente decorata con l’immagine policroma del defunto, Ta-Nedjem, rappresentato seduto su una sedia nera con gambe a forma di zampa animale e di fronte a una tavola d’offerta con tre pani, tre zucche e un pezzo di carne. La resa del gonnellino pieghettato, della collana usekh, della parrucca e del cono profumato sulla testa ha fatto pensare che l’uomo appartenesse alla classe dirigente dell’epoca. La scena è completata da due colonne di geroglifici che dicono (da destra a sinistra):
- wdn xt nb.t nfr.t wab.t = Offerta di tutto ciò che è bello e puro
- n kA n tA-nDm mAa xrw = per il ka di Ta-Nedjem, giusto di voce.
La storia del reperto è sconosciuta fino al 1926, quando il collezionista Lucien Lépine lo comprò a Qurna. Il luogo d’origine dovrebbe corrispondere al villaggio operaio di Deir el-Medina, forse dagli scavi dell’egittologo Bernard Bruyère, ma il nome Ta-Nedjem non è noto da altre fonti. Poi, arrivato nella capitale francese attraverso l’antiquario Paul Mallon, il frammento fu acquistato nel 1927, come regalo per la moglie, dal ricchissimo Arthur Sachs della famiglia di banchieri Goldman Sachs. Nel ’39, però, Sachs cambiò idea e lo diede alla sua amante, la scrittrice ed editrice Jeanne Loviton (che aveva un bel curriculum di relazioni illustri; basti pensare, tra gli altri, a Paul Valery e Curzio Malaparte), morta nel 1996. Ed è proprio in una delle proprietà della Loviton che, sei mesi fa, è rispuntato fuori il sudario, scoperto dal direttore della Piasa, Henri-Pierre Teissedre, che stava facendo l’inventario degli oggetti da vendere su commissione della figlia dell’autrice.