“L’Egitto di Provincia”: Museu Nacional de Arqueologia e Museu Calouste Gulbenkian di Lisbona

"L'Egitto di Provincia": Museu Nacional de Arqueologia e Museu Calouste Gulbenkian di Lisbona - Djed Medu

Durante un breve viaggio a Lisbona, ho avuto modo di visitare un paio di collezioni egizie (eh sì, anche in vacanza…) e, così, colgo l’occasione per recensirle in questa rubrica perché, pur essendo tra le principali del Portogallo, non hanno una grande rilevanza a livello internazionale. La prima per numero di reperti è quella del Museu Nacional de Arqueologia, collocato nei locali cinquecenteschi dello splendido Mosteiro dos Jerónimos (vedi foto in alto), patrimonio UNESCO dal 1983. Il museo fu fondato nel 1893 dal filologo, etnografo e archeologo Leite de Vasconcelos che raccolse anche i primi oggetti provenienti dall’Egitto nel 1909. Il resto della collezione, 584 reperti di cui circa 300 esposti, è arrivato nel corso del ‘900, a partire dal passaggio allo Stato delle antichità acquistate dalla regina Amelia e tramite diverse donazioni di privati.

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In una sezione separata del museo, sono disposte cinque “zone” (A, B, C, D, E, anche se, in realtà, corrispondono a tre piccole stanze) con pezzi che vanno dal Predinastico all’epoca romana. Alcuni oggetti copti, invece, come tessuti, due “ampolle di San Mena” e un ostrakon di IV-VII sec., sono collocati in un’altra ala. Si inizia da un anticamera dove, accanto a un rilievo in calcare con udjat, si legge la frase dello scrittore Eça de Queirós: “O Egipto é um país simples, luminoso e claro”.  È subito chiaro come la divisione degli oggetti sia tipologica, anche se non sempre chiara, soprattutto perché le didascalie si limitano a riportare una generica classificazione e datazione. Nessuna spiegazione, nessun contesto di origine. Nella zona B, ci sono i reperti più antichi, palette e strumenti litici predinastici, oltre a contenitori in pietra, oggetti di vita quotidiana e iscrizioni geroglifiche su stele ed elementi architettonici. Al centro della zona C, una teca contiene il sarcofago del sacerdote Pabasa (XXI din.), mentre sulle pareti è possibile vedere statuette lignee, ushabti e amuleti (tra cui gli scarabei a sinistra). Il contesto funerario continua nella stanza successiva in cui sono esposte varie maschere funerarie, un sarcofago, una mummia di periodo tolemaico con copertura in cartonnage (vedi foto in alto a sinistra), mummie di falco e coccodrilli, canopi e statuette bronzee di divinità. Gli oggetti più tardi, dalla dominazione tolemaica al periodo copto, si trovano nell’ultimo corridoio, la zona E.

Per altre foto: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.884731084907747.1073741842.650617941652397&type=3

 

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Molto più piccola, ma sicuramente meglio curata, è la raccolta egizia del Museu Calouste Gulbenkian. Il museo nacque nel 1969 grazie alla donazione del collezionista Calouste Sarrkis Gubelkian alla nazione che lo aveva “adottato”. Infatti, nato in Turchia nel 1869 da una famiglia di origini armene, Gubelkian si rifugiò in Portogallo durante la seconda guerra mondiale e lì rimase fino alla sua morte nel 1955, lasciando in eredità un enorme patrimonio alla fondazione che prende il suo nome. Un migliaio di pezzi esposti, altri 5000 in magazzino sono il frutto di una vita passata a cercare pezzi rari nel mondo, alcuni acquistati perfino dall’Hermitage di San Pietroburgo. Di certo, “Mr. 5%” non aveva bisogno di lavorare per vivere da quando, nel 1928, ottenne una percentuale delle azioni delle principali compagnie petrolifere del mondo (BP, Shell ecc.) per aver mediato con la Turkish Petroleum Company riguardo allo sfruttamento dei nuovi pozzi di petrolio da poco aperti in Armenia. Ecco spiegata una collezione che comprende antichità orientali e classiche e opere di artisti del calibro del Ghirlandaio, Andrea della Robbia, Rubens, Rembrandt, Manet, Monet, Renoir, Degas, Turner, Rodin.

CAM01740Il luminoso edificio sorge in un grande parco verde e garantisce a ogni pezzo lo spazio che merita. La sala egizia è forse l’unica a essere un po’ troppo buia, ma i 40 reperti sono disposti e presentati meglio rispetto a quelli del Museo Nazionale. Le vetrine seguono un ordine cronologico in senso antiorario lungo le pareti, dall’Antico Regno al periodo greco-romano, con una particolare attenzione per la XVIII e la XXVI dinastia.

Tra gli oggetti più importanti: una coppa in alabastro di IV dinastia, una testa in ossidiana di Sesostri III, una in miniatura in pasta vitrea di Amenofi III, un cucchiaio per cosmetici in avorio, la statua tarda dello scriba Bes e una splendida maschera funeraria in argento dorato risalente alla XXX dinastia (vedi a sinistra).

Per altre foto: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.885981844782671.1073741843.650617941652397&type=3

Statua dello scriba Bes, XXVI din.
Statua dello scriba Bes, XXVI din.
Gatta con cuccioli, XXVI din., bronzo
Gatta con cuccioli, XXVI din., bronzo