(*A scanso di equivoci, il nome della rubrica contiene volutamente un errore ortografico per sottolineare il carattere a dir poco ridicolo di alcune notizie riguardanti l’Egitto che circolano nel web e non solo)
Tra i “misteri” fantarcheologici più sbandierati in internet, c’è sicuramente quello che riguarda l’alto livello tecnologico delle civiltà del passato, sviluppatosi grazie alla sapienza di popoli estinti (Atlantide, Agartha, Mu ecc.) o ad aiuti di entità extraterrestri. In particolare, l’Egitto ha sempre stimolato risposte fantasiose a domande semplici. Ad esempio, molti utilizzano un rilievo situato ad Abido per avvalorare l’ipotesi di conoscenze scientifiche molto più avanzate di quelle che vengono descritte dagli studi ortodossi.
Su un architrave del Tempio di Osiride fatto costruire da Seti I (1290-1279), è rappresentato un carro armato e una flotta di velivoli che, tra elicotteri, dirigibili, aerei, astronavi e hovercraft (che poi, ognuno ci vede una cosa diversa), farebbe invidia all’aeronautica militare degli USA. Come spiegare questi manufatti fuori dal tempo? Con la pareidolia, parola che ritroverete spesso in questa rubrica. La pareidolia è un fenomeno psicologico che porta l’uomo a riconoscere forme note (visi, lettere, animali, oggetti) in composizioni casuali. A causa di questo meccanismo mentale, ad esempio, vediamo facce nelle prese della corrente o su Marte (altra grande bufala da sfatare). Effettivamente, al di là di alcuni casi in cui le foto sono distorte ad hoc, anche a me quei geroglifici sembrano macchine futuribili, ma a causa di un palinsesto, cioè la sovrapposizione di due iscrizioni diverse. Il santuario, infatti, non fu completato da Seti, ma venne ripreso dal figlio Ramesse II (1279-1212) che, per appropriarsi dell’edificio, modificò alcuni titoli reali del padre inserendo il proprio.
L’iscrizione originale, incisa nella roccia, si riferisce al nome reale nebty (“Le Due Signore”) di Seti I, riscontrabile anche in altre zone del tempio:
[wHm mswt sxm xpS] dr ps-Dt
“[Colui che rinnova le nascite, forte di spada], che respinge i Nove Archi”
L’iscrizione più recente, invece, realizzata su stucco per coprire la precedente, presenta la stessa titolatura ma di Ramesse II (in questo caso, non trovando altri esempi, ho scritto il testo con JSesh):
nbty mk kmt wafw xAswt
“Le Due Signore: Colui che difende l’Egitto e che conquista le terre straniere”
Con la sovrapposizione dei diversi geroglifici e la caduta accidentale di parte degli intonaci coprenti, quindi, si è venuta a creare questa curiosa coincidenza che niente ha a che fare con strumenti bellici (riporterò il codice utilizzato da Sir Alan Gardiner per indicare i vari segni nella sua “Egyptian Grammar”):
elicottero: Arco (T10) + braccio con mano che tiene un bastone (D40) e il braccio in combinazione con il pulcino di quaglia (G45)
carro armato: mano (D46) + Aa15
dirigibile: bocca (D21) + braccio (D36) e cesto con ansa (V31)
aereo: D40 + pane (X1) e planimetria di un villaggio (O49)