Situazione paradossale quella che si sta verificando a Elefantina, Assuan. In una nota ufficiale, il Ministero delle Antichità ha annunciato la rimozione di un blocco del Tempio di Khnum perché forse vandalizzato da graffiti la cui origine è ancora da appurare. Si tratta di due stelle di David di circa 10 cm, scoperte da un ispettore del ministero sicuro che prima non ci fossero. Gli organi di stampa egiziani si sono divisi attribuendo la responsabilità a visitatori o addirittura a un presunto archeologo straniero ebreo, membro della missione svizzero-tedesca (il Deutsches Archäologisches Institut in Kairo in collaborazione con lo Schweizerisches Institut für Ägyptische Bauforschung und Altertumskunde in Kairo) che da decenni scava sull’isola e si occupa della ricostruzione del santuario.
Infatti, per ordine di Mamdouh Afifi, capo del dip. di Antichità Egizie del ministero, il team è stato costretto a smontare la pietra imputata e a compilare un resoconto dettagliato per discolparsi dell’incidente. Nasr Salama, direttore generale dell’area di Assuan, si è perfino spinto oltre minacciando di revocare la concessione di scavo ai Tedeschi perché non convinto delle loro spiegazioni che vedrebbero una possibile origine islamica dei simboli (qui la sua intervista in arabo). Il blocco rimosso ora è nel deposito archeologico di Assuan in attesa di verifiche. Ma era necessaria un’indagine simile? Secondo me, si sta andando verso una probabile figuraccia. Il Tempio di Khnum è stato edificato durante la XVIII dinastia (Hatshepsut/Thutmosi III), anche se ebbe origini molto più antiche perché il dio dalla testa di ariete, insieme a Satis e Anuket, componeva la triade divina locale. Fonti archeologiche e, soprattutto, i Papiri di Elefantina, scritti anche in aramaico, attestano che l’isola, probabilmente dal VII secolo a.C., fu abitata da una colonia giudaica che consacrò un piccolo tempio a Yahweh. L’edificio fu poi inglobato dal tempio di Khnum ampliato sotto Nectanebo II (360-343). Le stelle, quindi, potrebbero essere semplicemente una testimonianza di quel periodo o di un successivo riutilizzo musulmano della struttura (non è raro, infatti, trovare questi segni anche in moschee).