A Kom Ombo è stato rinvenuto un ritratto in marmo dell’imperatore romano. Altra importante scoperta a Karnak, dove è stata riportata alla luce una cappella dedicata ad Osiride
Quando si parla di Karnak, il più esteso complesso templare al mondo che si trova nell’attuale città di Luxor, si è soliti pensare solo ai tre santuari maggiori dedicati alla triade tebana: Amon, Mut e Khonsu. In realtà, basterebbe uscire di poco dai consueti percorsi turistici e addentrarsi nei campi inclusi nella cinta in mattoni crudi per capire quanti fossero i templi minori e i piccoli sacelli disseminati nell’area. Tra questi isolati edifici di culto, alcuni furono costruiti per Osiride nella zona nord-est del recinto di Amon tra la XXV e la XXVI dinastia (VIII-VI sec. a.C.; lo studio di questi edifici è attualmente affidato al team francese dell’IFAO e del CFEETK).
Tuttavia, la missione diretta da Essam Nagy ha recentemente individuato una cappella osiriaca in un nuovo settore, a sud del X pilone (il grande portale fatto costruire da Merenptah per chiudere l’asse N-S del tempio principale), tra il Viale delle Sfingi e il passaggio che unisce il Tempio di Amon con il Tempio di Mut. Secondo quanto riferito dal segretario generale del Supreme Council of Antiquities, Aiman Ashmawy, gli archeologi egiziani hanno quindi scoperto i resti di un edificio consacrato a Osiride-Ptah-Neb-Ankh, che conserva ancora ingresso, basi di colonne, muri interni di tre sale e la pavimentazione in calcare.
La cappella, rientrando perfettamente nel programma edilizio dedicato al dio dei morti tra la fine del III Periodo Intermedio e l’inizio dell’Epoca Tarda, vede i nomi degli ultimi due re della dinastia dei “faraoni neri”: Taharqa (690-664 a.C.) e Tanutamani (664-653). Tra i reperti rinvenuti, oltre a numerosi vasi di ceramica, spiccano la base di una statuetta seduta in trono e un frammento di stele con gli animali associati ad Amon, l’anatra e l’ariete, e il disco solare simbolo della sua assimilazione con Ra.
Inoltre, nello stesso dispaccio del Ministero delle Antichità, è stata annunciata un’altra scoperta effettuata circa 150 km più a sud. A Kom Ombo, nei pressi del tempio tolemaico dedicato in particolare al dio coccodrillo Sobek, è stata recuperata la testa in marmo di Marco Aurelio (161-180 d.C.). Il ritratto, rarissimo per l’Egitto, è riconoscibile dalla barba e dai folti capelli ricci che caratterizzano l’imperatore filosofo. In questo caso, però, il ritrovamento non è frutto di uno scavo archeologico, bensì il risultato casuale dei lavori di drenaggio della falda freatica, partiti lo scorso settembre per proteggere il tempio dalla risalita dell’acqua dal suolo.