Il Ministero delle Antichità aveva già fatto trapelare qualche indiscrezione creando negli ultimi giorni un bel po’ di hype intorno a una scoperta effettuata a Saqqara dalla missione egiziano-tedesca dello SCA e dell’Università di Tübingen. Ma stamattina, nei pressi della piramide di Unas, si è tenuta la conferenza stampa ufficiale che ha confermato il ritrovamento di un laboratorio d’imbalsamazione, una cachette con gli attrezzi utilizzati nel trattamento dei cadaveri e un pozzo funerario con oltre 35 mummie di XXVI dinastia (664-525 a.C.). L’area, che non veniva scavata da oltre un secolo, si trova proprio a sud del complesso piramidale dell’ultimo faraone della V dinastia (circa 2350 a.C.).
Nel laboratorio, una camera rettangolare in mattoni e blocchi in calcare, si trovavano contenitori per oli e sostanze utilizzate nel processo di mummificazione il cui nome è scritto sul vaso e che verranno analizzate per capirne la composizione chimica. In un’area aperta, sono stati ritrovati due bacini probabilmente utilizzati per i bagni di natron dei cadaveri.
Il pozzo funerario, profondo 30 metri, presentava oltre 35 mummie, 5 grandi sarcofagi in pietra di cui quattro ancora sigillati (per questo Mostafa Waziry si è detto stupito del clamore mediatico scoppiato attorno al sarcofago in granito nero di Alessandria), un sarcofago antropoide in legno, vasi canopi, statuette di legno, ushabti, amuleti, coperture in cartonnage ecc. La mummia deposta nel sarcofago di legno indossava una preziosa maschera funeraria in argento dorato con intarsi in pietra dura (alabastro, onice e ossidiana). Seppur manchi il nome del defunto, è stato possibile leggerne i titoli sul sarcofago: “Secondo Profeta di Mut” e “Sacerdote di Niut-shaes”.
Fonte foto: english.ahram.org