Il “mistero” dell’ormai celebre sarcofago di Alessandria si avvia alla risoluzione. Questa mattina, una squadra di uomini del Ministero egiziano delle Antichità, diretta da Mostafa Waziry, segretario generale del Supreme Council of Antiquities, e Ayman Ashmawi, capo del settore delle Antichità Egizie del Ministero, ha messo fine alla serie di voci infondate nate attorno alla scoperta effettuata 20 giorni fa.
Nella grande bara in granito nero, aperta rimuovendo direttamente nel pozzo di scavo il coperchio, si celavano ‘solo’ tre scheletri immersi in scuri liquami.
Il pesante coperchio e la sigillatura in malta, infatti, non hanno impedito il passaggio di acqua di fogna, entrata in una fessura sul lato sinistro, che ha irrimediabilmente fatto decomporre i tessuti molli delle mummie. Secondo un’analisi preliminare, le ossa apparterrebbero a tre adulti di sesso maschile la cui identità è ancora ignota.
In particolare, almeno uno di loro dovrebbe essere un soldato, forse un ufficiale dell’esercito, perché – afferma Waziry – il suo cranio presenta diverse lesioni imputabili a armi da taglio. Shaban Abd Monem, antropologo del Ministero, aggiunge che l’uomo potrebbe essere morto perché colpito in testa da una freccia.
Non sono stati segnalati altri ritrovamenti. Ora i resti sono stati trasferiti nel Museo Archeologico Nazionale di Alessandria per ulteriori esami, mentre il sarcofago, pesante oltre 30 tonnellate, subirà un primo restauro in loco e poi sarà spostato, grazie all’aiuto dell’esercito, nei depositi della necropoli ellenistica di Mustafa Kamel.