Nell’aprile del 2017 gli archeologi egiziani avevano individuato a Dahshur (circa 40 km a sud di Giza) i resti di una piramide risalente alla XIII dinastia. Della struttura, in realtà, rimaneva solo la base a causa della successiva espoliazione dei blocchi in calcare. Anche la camera funeraria stessa appariva già depredata in antichità per l’assenza degli oggetti del corredo e per le ossa del defunto sparse sul pavimento.
Integra era solo la cassa canopica in legno che conservava ancora gli organi all’interno e che ha permesso di capire, grazie alla lettura delle sue iscrizioni, che la tomba apparteneva alla principessa Hatshepsut, figlia del faraone Ameny Qemau (1790 a.C. circa) e solo omonima della ben più nota regina di XVIII dinastia.
In realtà, mescolati alle ossa c’erano anche frammenti del sarcofago che era stato distrutto dai tombaroli. Ieri, in esclusiva per la trasmissione “Egypt’s Lost Pyramids” dell’emittente britannica Channel 4, è stato mostrato per la prima volta il frutto del restauro del sarcofago, pulito e ricomposto dagli archeologi dell’American University of Cairo. Sono riapparsi quindi i tratti di un volto femminile, caratterizzato da una parrucca hathorica, che secondo gli egittologi che lo hanno studiato sarebbe l’idealizzazione di quello della principessa Hatshepsut