Pensavate che fosse tutto finito? E invece no!
Quando ormai (quasi) tutti si erano dimenticati dell’ultima prospezione con georadar nella Valle dei Re del giugno scorso, ieri un articolo su Nature ha tirato di nuovo in ballo l’annosa querelle “Tutfertiti” scatenando ulteriori controversie.
Secondo quanto riportato sul sito della celebre rivista scientifica, all’inizio di questo febbraio Mamdouh el-Damaty – ex-ministro delle Antichità e attuale professore presso l’Università di Ain Shams – avrebbe presentato al Supremo Consiglio delle Antichità i risultati delle ricerche effettuate attorno alla tomba di Tutankhamon. Il report, non ancora pubblicato ma finito anche a Nature, rivelerebbe la possibile presenza di un ambiente nascosto a pochi metri dalla camera funeraria del giovane faraone.
Sebbene questa possibilità sia stata confutata nel 2018 dal team italiano diretto dal Prof. Franco Porcelli (che comunque ha individuato altre due anomalie vicine ma non direttamente collegate alla KV62), El-Damaty avrebbe riferito l’esistenza di un lungo spazio vuoto, simile a un corridoio, pochi metri a est dell’ipogeo. L’anomalia sarebbe alta due metri e lunga almeno 10 e correrebbe parallela al corridoio d’ingresso raggiungendo la stessa profondità della camera funeraria (immagine in alto). Queste indiscrezioni sembrerebbero allontanarsi dallo schema ipotizzato nell’ormai lontano 2015 da Nicholas Reeves e inizialmente confermato dalle prime scansioni di Watanabe, ma, in mancanza di dati, di una risposta ufficiale dello SCA e soprattutto consci di quanto successo finora, è inutile sbilanciasi.
Fra l’altro, lo stesso El-Damaty e Charlie Williams – amministratore delegato di Terravision, la società inglese che ha partecipato alla ricerca – avrebbero ammesso di non aver potuto raccogliere informazioni proprio nella zona cruciale, cioè a nord della camera funeraria, a causa delle interferenze prodotte dai macchinari del sistema di areazione della tomba, e quindi di non poter dire se il “corridoio” sia collegato alla KV62 o se faccia parte di un’altra sepoltura. Nell’impossibilità di rimuovere l’impianto, quidi, auspicano di tornare sul sito per effettuare nuove registrazioni con un’antenna GPR diversa e a una distanza minore.
Si è detto invece scettico Zahi Hawass che ha sempre criticato l’efficacia di queste tecnologie in archeologia e che lo scorso anno ha scavato proprio a nord della tomba di Tutankhamon senza trovare niente.