Se è vero che il vino buono migliora invecchiando, quella del 3000 a.C. è probabilmente un’annata più che ottima!
A Umm el-Qa’ab, importante necropoli reale di Abido dove sono sepolti i primi faraoni e i loro predecessori quando l’Egitto non era ancora unito, la missione archeologica austriaco-tedesco-egiziana (Technische Universität Wien, Universität Wien, Deutsches Archäologisches Institut Kairo, Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità) ha scoperto centinaia di vasi ancora sigillati contenenti vino di circa 5000 anni.
Il ritrovamento è stato effettuato contestualmente con lo scavo della tomba di Meret-Neith (2950 a.C. ca.), enigmatica regina della I dinastia che, secondo i pochissimi dati a disposizione, dovrebbe essere figlia del re Djer, sposa di Djet e madre di Den. Oltre ai contenitori ceramici, sono stati ritrovati altri oggetti del corredo con il nome della regina (immagine a sinistra) che saranno fondamentali per far chiarezza su questo periodo di formazione dello Stato egiziano. È infatti ancora dibattuto se Meret-Neith, unica donna a essere sepolta in questa necropoli reale, sia stata “solo” la reggente del giovane figlio in attesa che diventasse adulto o una sovrana a tutti gli effetti, come sembra suggerire la titolatura reale “Nebty” (nome delle Due Signore) presente su un sigillo. Altri dubbi arrivano poi dalla forma maschile del suo nome, Mer(et)-Neith. In ogni caso, se la seconda ipotesi fosse confermata e non considerando l’ancora più misteriosa Neithhotep, saremmo di fronte al primo faraone donna della storia egiziana.
La tomba fu scoperta dal celebre egittologo britannico Flinders Petrie nel 1899-1900 e, come altre del sito, si componde di una grande camera sepolcrale al centro di numerose sepolture sussidiarie più piccole. La struttura centrale, costruita con mattoni crudi, argilla e tavole di legno, è di 18×24 metri ed è circodata da 8 ambienti oblunghi che fungevano da magazzini. Proprio qui sono stati scoperti i vasi. Il tutto doveva essere coperto da un tetto in legno e da un tumulo di sabbia. Le 41 piccole camere esterne, forse realizzate successivamente e in più momenti, erano adibite all’inumazione di scorta e servitù.
Il nome Umm el-Qa’ab è traducibile dall’arabo come “Madre dei cocci” per la grandissima quantità di frammenti ceramici disseminati nell’area. Il sito, infatti, fu poi indicato come il luogo della sepoltura di Osiride e per secoli è stato oggetto di offerte di vasi da parte dei fedeli. La necropoli è divisa in tre cimiteri: “U” per le tombe più antiche risalenti al predinastico (3700-3050 a.C.) compresa quella del re Scorpione (U-j) in cui sono state trovate le prime testimonianze di scrittura geroglifica oltre, anche in questo caso, vasi di vino; “B” per le tombe dei re della Dinastia 0 e i primi della I, come Narmer e Aha (3050-2950 a.C.); infine, il complesso di tombe di 7 sovrani della I dinastia (Djer, Djet, Meretneith, Den, Anejiib, Semerkhet e Qa’a) e gli ultimi due della II (Peribsen e Khasekhemuy) (2950-2700 a.C.).