Giochiamoci subito la frase a effetto: gli Egizi si drogavano! Una recente ricerca, pubblicata sull’ultimo numero di Scientific Reports (Nature), avrebbe infatti individuato tracce di sostanze psicotrope all’interno di un cosiddetto “vaso-Bes”, peculiare contenitore ceramico con la forma della divinità nana.
Lo studio multidisciplinare è stato portato avanti sotto la direzione di Davide Tanasi (University of South Florida) da un team di scienziati delle università della Florida del Sud, Milano e Trieste e di altri istituti di ricerca. L’oggetto della pubblicazione è stato un vaso del II sec. a.C. proveniente dal Fayyum, oggi conservato presso il Tampa Museum of Art in Florida (n. inv. 1984.032).
I curiosi vasi-Bes si diffusero in Egitto tra il Nuovo Regno e il periodo romano, ma non se ne conosce bene la funzione, poiché sono pochi gli studi sul loro contenuto. Bes era sicuramente tra le divinità più amate nei riti domestici. A scapito del suo aspetto mostruoso, un’ibridazione tra uomo e bestia, aveva un’accezione del tutto positiva. Anzi, il volto spaventoso serviva proprio a scacciare presenze malevole per proteggere partorienti, bambini e le famiglie in generale. Inoltre, i suoi evidenti attributi sessuali erano simbolo di virilità, fertilità e fortuna.
Si pensava quindi che questi vasi potessero contenere liquidi legati alle funzioni del dio o a culti connessi con la vicina dea Hathor, come acqua, latte o bevande alcoliche. E in effetti una tesi di dottorato aveva rintracciato residui di proteine animali in oggetti simili. Il latte compare anche tra i risultati dello studio di Tanasi e colleghi, ma la microspettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (SR µ-FTIR) e l’analisi genetica delle molecole sulle superfici della ceramica hanno rivelato la presenza di altri ingredienti di un drink piuttosto carico.
Nel vaso ci sarebbero infatti tracce di piante medicinali e psicoattive come la ruta siriana (Peganum harmala), il loto blu (Nimphaea nouchali var. caerulea) e un vegetale del genere Cleome. Gli alcaloidi della prima indurrebbero visioni oniriche e, a seconda del dosaggio, favorirebbe il parto o l’aborto. Fra l’altro, alcuni dei nomi antichi e moderni della ruta siriana derivano dalla radice bs- o bss- e sono interpretati come “pianta di Bes”. Il loto avrebbe invece proprietà narcotiche e sedative.
A completare la ricetta c’erano miele o pappa reale, fermentati a base di frutta, radice di liquirizia, grano, semi di sesamo, olio di pinoli e un’alta quantità di proteine umane, non imputabile a contaminazione da contatto ma al deliberato impiego di latte materno, fluidi orali o vaginali e sangue.
Saremmo quindi di fronte a un rituale non attestato dalle fonti scritte, ma, come giustamente suggeriscono gli autori dell’articolo, la ricerca è stata effettuata solo su un singolo oggetto e andrebbe estesa a più campioni per capire se sia sia trattato di un evento unico o di una pratica più diffusa, almeno nel periodo tolemaico.
Fonte: https://www.nature.com/articles/s41598-024-78721-8
P.S. Parlando di droga nell’antico Egitto, spesso si legge sul web di incredibili tracce di cocaina e tabacco individuate su mummie reali che non avrebbero spiegazione poiché deriverebbero da piante originali dell’America del Sud. Per evitare di tirare in ballo viaggi transoceanici precolombiani alla ricerca di sballo, vale la pena approfondire l’argomento su un prossimo articolo della rubrica “bufale eGGizie”.