Così come nel 2022, anche quest’anno la missione ad Abusir dell’Istituto Ceco di Egittologia della Univerzita Karlova di Praga, diretta da Miroslav Bárta, è stata protagonista della scoperta della sepoltura di un importante funzionario vissuto nel VI secolo a.C. Nei pressi della tomba del generale Wahibrameryneith, è stato individuato un pozzo a sezione quadrata di 6,6 metri per lato e profondo 14 che conduce a un altro piccolo pozzo di 1 metro, a un corridoio lungo 3 metri e alla camera funeraria dello scriba reale Djehutyemhat (XXVII dinastia). In particolare, la piccola anticamera era ingombra di diversi blocchi, tra cui un pyramidion (foto in basso), provenienti dall’adiacente tomba di Menekhibnekau, forse a testimonianza della distruzione delle sovrastrutture in antichità.
La camera funeraria era infatti vuota per via di ladri che vi penetrarono probabilmente già tra VI e V secolo a.C. Nonostante ciò, la stanza (3,3 x 2,6 x 1,9 m) è completamente ricoperta di testi geroglifici e scene di offerta. Sulle pareti si leggono infatti formule dai Testi delle Piramidi per la protezione contro i serpenti, dal Libro dei Morti, inni e altri componimenti funerari. Sul soffitto è raffigurato il viaggio del Sole sulla barca del giorno e su quella della notte. Lo stesso sarcofago di pietra vede il capitolo 179 del Libro dei Morti sul coperchio, il 42 sui lati lunghi esterni e le dee tutelari Iside e Nefti su quelli corti. All’interno è rappresentata la dea dell’Occidente. I resti scheletrici del defunto mostrano che Djehutyemhat morì giovane, a soli 25 anni, dopo aver sofferto di problemi alla schiena dovuti a osteoporosi e a lesioni professionali da seduta prolungata, compatibili con l’attività di scriba.
Foto nell’articolo: Petr Košárek; © Czech Institute of Egyptology