“Adèle e l’enigma del faraone” (blooper egittologici)

"Adèle e l'enigma del faraone" (blooper egittologici) - Djed Medu

Dopo “La Mummia“, passiamo a una pellicola decisamente più recente. “Adèle e l’enigma del faraone” è un film del 2010 di Luc Besson basato sui primi volumi (Adele e la bestia, Il demonio della Tour Eiffel, Lo scienziato pazzo, Mummie matte) del fumetto “Les aventures extraordinaires d’Adèle Blanc-Sec” (1976-80, 1998, 2007) di Jacques Tardi. Il titolo originale corrisponde a quello del fumetto, mentre in Italia, come al solito, si è posto l’accento sul mistero (altrimenti, qui, l’Egitto non vende) e sulla figura del faraone che, in realtà, è marginale.

Adèle, interpretata dalla bellissima Louise Bourgoin, è una giornalista e scrittrice che, durante la Belle Époque francese, gira il mondo in cerca di avventure. Besson è riuscito a trasporre sul grande schermo le tavole di Tardi mantenendo l’umorismo leggero e l’ambientazione che caratterizzano questa Lara Croft ante litteram. L’Egitto occupa soprattutto la prima e l’ultima parte del film. Solita avvertenza: ATTENZIONE SPOILER!

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Inviata in Perù dal suo editore (proprio nel 1911, Hiram Bigham “riscopre” Machu Picchu), Adèle, invece, si reca in Egitto alla ricerca della tomba di Patmosis, medico personale di Ramesse II, per salvare la sorella Agathe, in coma dopo uno stupido incidente di gioco durante una partita di tennis. Infatti, influenzata dal libro “C’è vita dopo la morte” del Prof. Esperandieu, Adèle vuole far rivivere la mummia e sfruttarne le grandi conoscenze scientifiche per guarire la sorella bloccata a letto con uno spillone che le attraversa il cranio.

La spedizione parte dalla piana di Giza (foto a sinistra) e, dopo una cammellata di 6 ore nel deserto, arriva in una località sul Nilo. Cammelli decisamente veloci che superano i 140 km/h, visto che il sito in questione è Qubbet el-Hawa ad Assuan (distante oltre 8oo km in linea d’aria), come si vede dalle tombe rupestri, dalle rovine del monastero copto (foto a destra) e, soprattutto, dalla “Cupola dei Venti”, edificio in cui è sepolto un profeta musulmano e che dà il nome all’area.

4La tomba di Patmosis rispetta tutti i luoghi comuni sull’Egitto della letteratura fantastica. La struttura, accessibile da un pozzo, è piena di trappole, marchingegni (come la macchina automatica per bendare le mummie), ingranaggi e passaggi segreti. Nessun appunto da fare; è una storia inventata che prende spunto dai romanzi ottocenteschi e come tale va presa. Le indicazioni per arrivare alla sala del sarcofago vengono fornite da un papiro con immagini che sembrano prese dal “Libro dell’Amduat” (a sinistra).

La stanza è colma di tesori: statue, un naos, barche solari e, qui casca l’asino, monete d’oro che, nella loro accezione classica, non vennero mai usate né nel XIII sec. a.C. né nel resto dell’età faraonica. Comunque, la mummia di Patmosis è tolta dal sarcofago di pietra e dai due di legno e, dopo mille peripezie, portata a Parigi.

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Va ora presentata la figura del Professor Esperandieu, egittologo, fisico e occultista convinto che lo spirito sia immortale e che possa essere richiamato nei corpi morti. Infatti, lo scienziato riesce con la forza della mente a far schiudere un uovo di pterodattilo vecchio 135 milioni di anni e a far scorrazzare per la capitale il dinosauro alato da esso nato. Adèle spera che Esperandieu riesca a fare lo stesso con la mummia (che abbastanza approssimativamente, e sospetto per colpa del doppiaggio italiano, viene definita di 4000 o 5000 anni quando, invece, risalirebbe al 1200 a.C. circa); in effetti, Patmosis torna a vivere, ma si scopre che è un ingegnere e non un medico.

Per fortuna della nostra eroina, però, il potere del professore si propaga nel raggio di 2 km, risvegliando le mummie di Ramesse II e della sua corte esposte in una mostra straordinaria al Louvre. Adèle porta furtivamente la sorella nel museo e, chiara citazione della Mummia, Patmosis fa svenire le guardie con un solo gesto della mano. Il faraone, che in realtà si trova nella Sala delle Mummie Reali presso il Museo Egizio del Cairo, è collocato erroneamente nel sarcofago di Tutankhamon (in basso a sinistra; fra l’altro, si vedono anche le statue dei guardiani della KV62 che non era ancora stata scoperta nel 1911), ma fisicamente somiglia molto all’originale, a partire dal naso aquilino (in basso a destra).

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Naturalmente, c’è il lieto fine. Il vero medico reale Nosibis riesce a curare Agathe sfilandole lo spillone dalla testa e applicandole un impacco magico realizzato con le viscere di Ramesse conservate nel vaso canopo con le fattezze di Duamutef (il figlio di Horo dalla testa di sciacallo). Infine, vi consiglio di aspettare i simpatici titoli di coda con pseudo-geroglifici inventati per ogni categoria della troupe come, ad esempio, per le musiche originali e il montaggio:

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