Qualche giorno fa ho visitato una mostra a Firenze che mi incuriosiva da tempo. A cura di Francesca Maltomini e Sandro Parrinello, Arsinoe 3D. Riscoperta di una città perduta dell’Egitto greco-romano racconta con strumenti innovativi la missione archeologica 1964-65 dell’Istituto Papirologico “Girolamo Vitelli” nel sito fayyumita di Arsinoe. L’esposizione è allestita presso il Museo di Storia Naturale, Antropologia e Etnologia (via del Proconsolo 12, fino al 15 maggio) ed è il frutto della collaborazione tra l’Istituto Papirologico, il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e il DAda-LAB del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Pavia. Già gli enti coinvolti palesano la multidisciplinarità e l’interattività dell’evento che, oltre a esporre i consueti reperti archeologici, accompagna virtualmente il visitatore su uno scavo di 60 anni fa.
Prima di parlare della mostra, occorre però contestualizzarne il topic. Arsinoe è il toponimo greco con cui alcuni autori classici chiamarono l’antica Shedet, che si trovava in corrispondenza dell’odierna Medinet el-Fayyum. La città e il suo importante tempio di Sobek, ormai quasi del tutto cancellati dalle moderne abitazioni, sono stati indagati nel 1887 dal tedesco Georg Schweinfurth, seguito l’anno successivo dal celebre archeologo britannico Flinders Petrie e, negli anni ’30 del Novecento, dall’egittologo egiziano Labib Habachi. Già negli anni ’60 il sito era a forte rischio a causa dell’espansione edilizia, così il Servizio delle Antichità si avvalse della collaborazione dell’Istituto Papirologico Fiorentino – attivo in precedenza a Ermopoli, Ossirinco, Tebtynis, el-Hibeh e Antinopoli – per indagare l’area a sud del tempio di Sobek. Lo scavo fu diretto dall’egittologo Sergio Bosticco e dal papirologo Manfredo Manfredi, ma vide l’illustre partecipazione anche di Sergio Donadoni, Edda Bresciani e Claudio Barocas. Tutta questa storia viene raccontata con testi, foto e grafiche su ampi pannelli ai due lati della scalinata d’ingresso del museo.
Purtroppo, come dicevo, non rimane quasi niente delle vestigia di Arsinoe; inoltre, a esclusione di un breve rapporto, il lavoro della missione dell’Istituto – l’ultima a indagare estensivamente il sito – non è mai stato pubblicato. Così uno degli obiettivi del progetto da cui è nata la mostra era proprio quello di rendere di nuovo fruibile un patrimonio storico perduto partendo da ricerche d’archivio sulla documentazione di scavo e dall’utilizzo delle nuove tecnologie. La vecchia pianta generale, disegnata dall’architetto Francesco Forti senza riferimenti metrici, è stata la base per la realizzazione – grazie alle diverse prospettive delle foto e agli appunti degli archeologi dell’epoca – di un modello 3D messo a disposizione dei visitatori in due formati: due ricostruzioni tangibili in miniatura e un’esperienza immersiva che permette – tramite un visore VR e due controller – di partire dalla tenda della missione, attraversare il cantiere e interagire con le antichità.
Gli oggetti scelti per l’esperienza virtuale coincidono con i veri reperti esposti di cui si è potuta stabilire la posizione esatta di ritrovamento. L’Istituto Papirologico ottenne circa 1500 pezzi dal Servizio delle Antichità, ma la selezione per la mostra comprende figurine in terracotta di età tolemaica raffiguranti divinità (Iside-Afrodite, Arpocrate, Bes) e animali (oca, gallo, dromedario, cavallo, leone, scimmia), oltre a timbri, lucerne, anfore, vasi e altri contenitori ceramici, un elemento di conduttura idrica e un mortaio in pietra. Menzione d’onore v assolutamente allo stranissimo Arpocrate, questa volta in calcare, la cui faccia appena abbozzata sembra un’emoji (foto in basso al centro)! Ogni reperto è corredato di un modello 3D raggiungibile con codide QR; inoltre, ancora una volta è possibile toccare con mano riproduzioni realizzate con stampante 3D.
Nelle vetrine sono esposti anche i diari di scavo e alcuni degli strumenti usati nel ’64-65. Ovviamente non potevano mancare papiri che, tuttavia, non provengono da Arsinoe. La missione, infatti, non ne trovò durante gli scavi, ma gli esemplari esposti – lettere private, note commerciali, testi letterari – sono stati scelti per via del loro contenuto che contestualizza e spiega l’utilizzo degli altri reperti. Discorso a parte è l’ultima sezione dedicata al papiro in quanto supporto scrittorio. I frammenti presenti (Papiri della Società Italiana) fungono da esempio delle diverse tipologie di documenti e di scritture riscontrabili.
Il catalogo è scaricabile gratuitamente al seguente link: https://books.fupress.com/catalogue/arsinoe-3d/13918
* Ringrazio Ilaria Cariddi e Alessio Corsi per guidato alla visita della mostra illustrandomi il lavoro che hanno svolto nel prepararla.