Bufale eGGizie*: il faraone Menes fu ucciso dalla puntura di una vespa

Bufale eGGizie*: il faraone Menes fu ucciso dalla puntura di una vespa - Djed Medu
Source: raiplay.it

(*A scanso di equivoci, il nome della rubrica contiene volutamente un errore ortografico per sottolineare il carattere a dir poco ridicolo di alcune notizie riguardanti l’Egitto che circolano nel web e non solo)

Ieri sera, durante la puntata dellEredità, quiz televisivo in onda su Rai 1, è stata fatta una curiosa domanda riguardante l’antico Egitto: “A lungo si è creduto che, circa 5000 anni fa, il faraone Menes fosse morto per una reazione allergica a cosa?”. La risposta esatta, data solo al terzo tentativo, è stata “puntura di vespa”.

Se fosse stato vero, sarebbe il primo esempio documentato nella storia di shock anafilattico. Tuttavia, il conduttore Flavio Insinna ha giustamente specificato che oggi tale teoria è stata rigettata. Ma da dove nasce?

Intanto occorre presentare brevissimamente la figura di Menes. Menes o Meni è un faraone del protodinastico, identificato dalla maggior parte degli studiosi con il Narmer della celebre paletta conservata al Cairo. Sarebbe quindi, seppur con qualche dubbio, il primo re della I Dinastia e, per tradizione, l’unificatore dell’Alto e Basso Egitto intorno al 3000 a.C. Per alcuni egittologi anche il re Aḥa sarebbe da far coincidere con Menes/Narmer, rendendo quindi evidente come siano poche le certezze per una fase così primordiale della formazione dello stato egiziano.

Eppure qualcuno, ormai quasi un secolo fa, era molto più sicuro. Il tenente colonnello Laurence Austine Waddell (1854–1938) fu un chirurgo ed esploratore scozzese che studiò da autodidatta sumero, sanscrito e tibetano e che, occupandosi anche di archeologia senza averne i titoli, è considerabile un precursore della fantarcheologia. Le sue pubblicazioni, infatti, sono sicuramente figlie del loro tempo, essendo pregne di diffusionismo, imperialismo e razzismo verso le culture orientali. Ma si spingono ben oltre, verso un pan-sumerismo che vedeva la civiltà sumera, definita Ariana, come origine della egizia e di quella della Valle dell’Indo, e poi ancora di quelle classiche e perfino dell’antica Britannia. In quest’ottica, Menes sarebbe stato il figlio del primo sovrano sumero, Sargon il Grande, e, dopo aver viaggiato in India, si sarebbe recato in Egitto per fondare la civiltà nilotica. Per arrivare a questa conclusione Waddell si basò, come era di consuetudine tra XIX secolo e inizi del Novecento, su casuali somiglianze onomastiche.

Bufale eGGizie*: il faraone Menes fu ucciso dalla puntura di una vespa - Djed Medu
Waddell, “Egyptian Civilization”, p. 8

Se già così la faccenda sembra piuttosto ridicola, nel volume del 1930 Egyptian Civilization: its Sumerian Origin and Real Chronology, and Sumerian Origin of Egyptian Hieroglyphs, l’autore parlò della morte di Menes… che sarebbe avvenuta in Irlanda a causa della puntura di un insetto! Ecco infatti come traduce il testo in quello che definisce “geroglifico transizionale egiziano-sumero” su due etichette in legno scoperte da Flinders Petrie nella supposta Tomba di Narmer (B19) a Umm el-Qa’ab, necropoli di Abido:

“Il re Manash (o Minash), Paraone di Mushsir (Egitto), La Terra delle Due Corone, Colui che è morto ad Ovest della gente del Falco (-del Sole), Aha Manash (o Minash) delle Acque Basse (o del Levante o Orientali) e del Ponente (o Alte o Occidentali) e delle loro Terre e Oceani, il Sovrano, il Re delle Terre di Mushrim (le due Terre d’Egitto), figlio del grande Sha-Gana (o Sha-Gunu) della gente del Falco (-del Sole), il Faraone, il defunto, il Comandante in capo delle Navi. Il Comandante in capo delle Navi (Minash) ha compiuto un viaggio completo verso la Fine delle Terre di Ponente, andando in nave. Egli ha completato l’ispezione delle Terre Occidentali. Egli stabilì (lì) una proprietà (o possedimento) nelle Terre di Urani. Nel Lago della Cima, il fato prese (lui) a causa di un calabrone (o una vespa), il Re delle Due Corone, Manshu. Questa tavoletta incisa su legno appeso è dedicata (alla sua memoria)”.

Quindi Menes, dopo aver unito le Due Terre, avrebbe cominciato a rivolgersi verso Ovest, attraversando le Colonne d’Ercole e raggiungendo la lontana Urani/Irlanda. Tuttavia, questo remoto paese sarebbe diventato la sua ultima tappa a causa di vespe che Waddell era convinto di vedere nella documentazione di Petrie (The royal tombs of the first dynasty – Part II, London 1901, III A.5-6):

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La fatale vespa (Waddell, “Egyptian Civilization”, p. 64)

Queste etichette erano piccole placche rettangolari o quadrate in avorio, osso, legno o pietra che, grazie a un foro, venivano legate a oggetti come vasi, vestiti o effetti personali a scopo amministrativo, per indicare cioè tipologia, quantità e provenienze della merce. Le prime sono state trovate sempre nel cimitero di Umm el-Qa’ab, in particolare nella tomba U-j del Re Scorpione, e rappresentano i più antichi documenti iscritti in proto-geroglifico (3320-3150 a.C.). Se all’inizio racavano solo uno o comunque pochi segni, con la I Dinastia le etichette crebbero di dimensione e acquisirono funzioni astratte. Le scene, infatti, potrebbero essere la narrazione di eventi, feste o rituali significativi verificatisi durante il regno del faraone, corrispondendo quindi a una dichiarazione del suo controllo ideologico e politico sul Paese.

Nello specifico, con Aḥa si assiste a una suddivisione in tre o quattro registri e alla presenza di iconografie che si ripetono, con l’indicazione del prodotto registrato nell’ultima riga. Proprio a questo gruppo appartengono gli oggetti (mal)interpretati da Waddell che, fra l’altro, aggiunge qualche ala, zampa e pungiglione di troppo nei suoi rilievi per far quadrare la teoria. Le due etichette in legno, conservate presso il British Museum e il Penn Museum, sono incise sostanzialmente con gli stessi simboli che includono il serekh con il nome di Aḥa, un santuario (forse il Tempio di Neith a Sais), un altro edificio religioso, una fila di barche e toponimi. Infine, in basso si trova la tipologia di olio a cui l’etichetta si riferiva (sṯỉ-Ḥr), insieme alla sua quantità. Quindi, i grassi bombi disegnati da Waddell altro non sono che numerali, forse 300 nel primo caso e 100 nel secondo, corredati di tratti inventati.

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Etichetta in legno, EA35518 – © The Trustees of the British Museum

Quindi come morì Menes? Non si sa. La pur mitica ricostruzione di Manetone, secondo cui il faraone sarebbe stato ucciso da un ippopotamo, appare comunque più plausibile di uno shock anafilattico a 4500 km da casa.

Per approfondire:

  • Jiménez Serrano A., Royal Festivals in the Late Predynastic Period and the First Dynasty, Oxford 2002.
  • Mawdsley L., “Two labels of Aha: Evidence of a pre-mortuary administrative function for First Dynasty potmarks?”, in Cahiers Caribeens d’Egyptologie 15 (2011), 51-68.