Comunemente considerata la più bella tomba in Egitto, la QV66 potrebbe non essere più visitabile dal pubblico per un lungo periodo. Lo scorso 2 marzo, la tomba di Nefertari, nella Valle delle Regine (Tebe Ovest), è stata chiusa a tempo indeterminato per restauri urgenti. Il provvedimento è passato un po’ in sordina perché non c’è stato un vero e proprio comunicato ufficiale sui canali del Ministero del Turismo e delle Antichità, ma alcune agenzie turistiche – come riferito sul sito di Cairo 24 – hanno ricevuto una lettera informativa dall’Egyptian Travel Agents Association.
Sembra infatti che le meravigliose pitture dell’ultima dimora di Nefertari, Grande Sposa Reale di Ramesse II, mostrino evidenti segni di degrado. Nonostante il prezzo d’ingresso non sia dei più economici – circa 60 euro – e che quindi la sepoltura non sia investita dal turismo di massa, è possibile che la sua riapertura al pubblico avvenuta nel 2016 abbia influito negativamente sulla conservazione.
Scoperta nel 1904 dalla missione del Museo Egizio di Torino diretta da Ernesto Schiaparelli, la tomba di Nefertari colpì subito per la vividezza dei colori delle decorazioni, tanto da far nascere l’epiteto “Cappella Sistina dell’antico Egitto”. Al contempo, però, già negli anni ’50 del Novecento si dovette chiudere la struttura a causa dei danni provocati dalle infiltrazioni d’acqua e dai sali. Fu quindi necessario un epocale intervento di restauro finanziato dal Getty Conservation Institute (Los Angeles) e affidato a Paolo e Laura Mora (Istituto Centrale per il Restauro di Roma) con la partecipazione, tra gli altri, del compianto Adriano Luzi della cui storia ho scritto già sul blog.