Al contrario di quello che si potrebbe pensare, le tracce della millenaria storia dell’antico Egitto non si celano solo sotto l’arida sabbia del deserto, ma possono essere trovate anche nelle profondità del mare.
Ne è un perfetto esempio la scoperta annunciata ieri da Mostafa Waziry, Segretario Generale del Supreme Council of Antiquities, di tre relitti di epoca romana al largo del porto di Alessandria.
Il ritrovamento è stato effettuato da una missione egiziana del Dipartimento di Archeologia Subacquea del Ministero delle Antichità in collaborazione con l’Institut Européen d’Archéologie Sous-Marine (IEASM). Secondo il capo del Dipartimento, Osama al-Nahas, ce ne sarebbe anche un quarto intuibile dalla presenza di grandi travi di legno sul fondale e di numerosi contenitori ceramici che potrebbero aver fatto parte del carico della nave affondata.
L’area indagata si trova tra il porto orientale di Alessandria e la baia di Abu Qir, dove un tempo sorgeva l’antica città di Heracleion (Thonis in lingua egizia) ormai sommersa dalle acque del Mediterraneo.
I resti di questo importante snodo commerciale dell’Egitto Tardo sono stati individuati nel 2000 dal team di Franck Goddio, fondatore dell’IEASM e fautore di due serie di popolari mostre itineranti in giro per l’Europa e non solo. Gli spettacolari reperti “ripescati” a Thonis, a Canopo e nella capitale tolemaica, insieme a statue concesse in prestito dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo Greco-Romano di Alessandria, sono stati esposti con la mostra “Egypt’s Sunken Treasures” a Berlino, Parigi, Bonn, Madrid, Torino (presso la Venaria Reale dal 07/02/2009 al 31/05/2009) e Yokohama e, negli ultimi due anni con “Osiris: Egypt’s Sunken Mysteries”, a Parigi, Londra (con il titolo “Sunken cities, Egypt’s lost worlds”) e Zurigo.
Tornando all’attualità, gli archeologi subacquei hanno scoperto da settembre ad oggi anche importanti oggetti che collocano i ritrovamenti di Abu Qir ai primi anni della dominazione romana nella Valle del Nilo. Si tratta, infatti, di una testa di statua molto deteriorata che Waziry attribuisce al triumviro Marco Antonio, e a 3 monete d’oro risalenti all’impero di Augusto.
Per la precisione, questi aurei furono coniati dalla zecca di Lugdunum (l’odierna Lione) tra il 2 a.C. e il 4 d.C. per celebrare il titolo di Princeps iuventutis concesso ai nipoti di Ottaviano, Gaio Cesare e Lucio Cesare. Ora non resta che aspettare la ripresa delle ricerche con la prossima missione del 2018.