Assurdo, ma dal Paese in cui qualcuno aveva proposto la demolizione delle piramidi ci si aspetta di tutto. Ora è il turno del Monastero di Santa Caterina, convento costruito tra il 548 e il 565 ai piedi del Monte Sinai. Un generale dell’esercito in pensione, Ahmed Ragai Attiya, ha depositato una causa ufficiale per far radere al suolo un luogo che, secondo lui, minaccerebbe la sicurezza nazionale e la sovranità egiziana. La presenza dei 37 monaci, in gran parte greci, equivarrebbe a un’occupazione straniera “aggravata” dal fatto che tutti i nomi dei punti strategici della zona sarebbero stati cambiati. Inoltre, i monaci avrebbero cercato di nascondere una fonte d’acqua conosciuta come Oyun Moussa (“Pozzo di Mosè”). Attiya se la prende anche con i beduini del Sinai chiamandoli traditori per aver protetto il monastero per 1500 anni. Un’accusa del genere nei confronti di un patrimonio dell’umanità sembrerebbe ridicola se non fosse stata presa in considerazione. Infatti, la Corte Amministrativa di Ismailiya (città sul Canale di Suez) ha istituito una commissione per indagare sul caso che sarà portato in tribunale il prossimo giugno.