Un recente studio attesterebbe l’origine meteoritica del ferro impiegato per uno dei pugnali del corredo funebre di Tutankhamon. Nonostante i titoli sensazionalistici -abbastanza scontati quando c’è di mezzo Tut- che stanno girando da ieri, è già noto l’utilizzo, seppur raro, di questo materiale in Egitto, addirittura dal Predinastico (come testimoniano 9 perline tubolari scoperte nella necropoli di el-Gerzah, oggi al Manchester Museum), ed esiste anche un progetto di studio dedicato (www.ironfromthesky.org). Sullo stesso pugnale in questione si avevano dei sospetti, oggi confermati grazie al lavoro di un’equipe italo-egiziana composta da studiosi del Politecnico di Milano, Università di Pisa, CNR, Politecnico di Torino, Museo Egizio del Cairo, Università di Fayoum, oltre che da tecnici della XGLab di Milano. Tramite spettrofotometria XRF, infatti, è stato possibile conoscere la composizione elementale del ferro della lama che contiene il 10% di nichel e lo 0,6% di cobalto, percentuali tipiche dei meteoriti.
L’arma, di circa 34 cm, è stata ritrovata tra le bende della mummia, in corrispondenza della coscia destra (vedi immagine a sinistra), ed è conservata presso il Museo Egizio del Cairo (con la fodera: JE 61585A-B). La guaina è d’oro ed è decorata con motivi a piuma da un lato e floreali dall’altro; il manico, invece, è adornato con granulazione d’oro, intarsi in pasta vitrea e un pomello in cristallo di rocca. Appare evidente, quindi, l’importanza data a questa tipologia di ferro che era impiegata solo per oggetti d’alto pregio; infatti, senza la tecnologia sufficiente per la fusione -siamo ancora nell’Età del Bronzo- gli artigiani erano obbligati a una difficile lavorazione forgiando il metallo con uno strumento a percussione fino a creare una sottile lastra che veniva ripiegata.
L’articolo completo è stato pubblicato sull’ultimo numero di Meteoritics & Planetary Science: “The meteoritic origin of Tutankhamun’s iron dagger blade”