I rapporti tra Egitto e Cipro, fondati soprattutto sul commercio del rame cipriota, sono ben documentati sia dalle fonti scritte – in cui l’isola, come nelle “Lettere di Amarna, era chiamata Alashiya – sia dalla presenza di oggetti rispettivamente importati in entrambi i paesi. La missione svedese della Söderberg Expedition, diretta da Peter M. Fischer (Università di Gothenburg), a Hala Sultan Tekke ha da poco fornito un ulteriore traccia di questi contatti.
Il sito di Hala Sultan Tekke, città portuale fiorita tra 1650 e 1150 a.C. lungo la costa sud-orientale di Cipro, nei pressi dell’odierna Larnaca, con i suoi 25-50 ettari di estensione era probabilmente uno dei centri più grandi del Mediterraneo durante l’Età del Bronzo. Tale importanza era dovuta ai traffici che l’emporio intratteneva non solo con la Valle del Nilo ma anche con Creta, la Grecia continentale, il Levante, l’Anatolia e la Sardegna, a cui inviava rame e tessuti tinti di porpora.
A est del nucleo abitato si trova la ricca necropoli, dalle cui tombe e pozzi d’offerta sono emersi reperti che testimoniano l’opulenza delle classi elitarie della città e i contatti con paesi stranieri. In particolare, nel 2018 il team di Fischer ha scoperto due sepolture familiari a camere ipogee, risalenti a 3400 anni fa, che contenevano ben 155 corpi e oltre 500 oggetti del corredo funebre. Tuttavia, la fragilità delle ossa ha imposto una lenta fase d’indagine che si è conclusa solo recentemente, rivelando vasi micenei e nuragici, sigilli a cilindro dalla Mesopotamia, corniola dall’India, lapislazzuli dall’Afghanistan, ambra dal Baltico e altri oggetti di lusso in oro, argento, bronzo, avorio e gemme preziose.
Tra questi, molti provenivano dall’Egitto, come resti di pesci nilotici (offerte di cibo?), scarabei, amuleti in faience e soprattutto un ciondolo in oro e intarsi di pietre dure in forma di bocciolo di loto (foto in alto), che gli archeologi svedesi hanno datato intorno al 1350 a.C. La tomba in questione è stata scavata nel 2020.