In archeologia, si sa, capita spessissimo che le scoperte siano effettuate casualmente. Questo non succede solo nei cantieri edili ma anche nei magazzini dei musei. E l’ennesima conferma di tale regola potrebbe venire dal Galles, più precisamente dall’Egypt Centre della Swansea University. Ken Griffin, docente di Arte e Architettura Egiziana, si è infatti ritrovato tra le mani quello che potrebbe essere un reperto dall’importanza inaspettata: un rilievo di Hatshepsut.
L’egittologo aveva scelto due frammenti di calcare dai depositi del museo, notandoli per la forma inusuale in una vecchia foto in bianco e nero. I pezzi sarebbero serviti per una handling session con i suoi studenti, cioè un’esercitazione pratica su oggetti reali. In effetti, ci si accorge subito che le due parti del rilievo hanno un taglio strano, con la porzione superiore che sembra combaciare con quella inferiore. Sulla faccia anteriore è visibile una testa maschile, un ventaglio e parte di un’iscrizione geroglifica; sul retro della parte alta, invece, si trova il completamento del volto della persona rappresentata (immagine in basso). A come tutto ciò sia possibile ci arriveremo dopo.
Perché la questione importante è capire di chi sia la testa che, per la presenza dell’ureo, non può che appartenere a un faraone. Griffin è convinto che il rilievo raffiguri la celebre regina Hatshepsut (1478-1458) e che provenga dal suo tempio funerario di Tebe Ovest. La teoria si basa su considerazioni di tipo stilistico che riguardano la tipologia del ventaglio, la capigliatura a piccole ciocche e il diadema intrecciato, tutti elementi attestati a Deir el-Bahari. La decorazione parietale sarebbe così stata staccata nel XIX secolo, prima che il tempio fosse scavato dalla missione dell’Egypt Exploration Fund (oggi Egypt Exploration Society) tra 1902 e 1909, e poi sarebbe stata acquistata dall’antiquario londinese Sir Henry Wellcome (1853-1936), la cui collezione è arrivata a Swansea nel 1971. Se questa ipotesi fosse confermata, si dovrebbe poi cercare la posizione originaria del rilievo; per questo Griffin si è già rivolto alla missione polacca che lavora nel tempio di Hatshepsut da oltre 50 anni.
Invece, il mento barbuto sul retro altro non è che un’aggiunta posteriore, una contraffazione effettuata – tagliando e girando uno dei due pezzi – per rendere la figura completa aumentandone il valore di mercato. L’autore, quindi, potrebbe essere stato il venditore o Wellcome stesso. Poi, una volta arrivato in Galles, evidentemente il rilievo è tornato com’era prima per volere dei curatori dell’Egypt Centre. Altra particolarità: l’handling session si è tenuta l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna.