Non bastavano furti, scavi abusivi e mercato nero di antichità; ci mancavano solo i progetti di riqualificazione urbana a mettere in pericolo il patrimonio archeologico egiziano. El-Fustat, prima capitale del Paese sotto il dominio islamico, rischia di essere trasformata in un giardinetto pubblico. La città, fondata nel 641 d.C. dal comandante Amr Ibn el-As, corrisponde al nucleo originale della Vecchia Cairo e per oltre 500 anni fu il fulcro dell’ intero Egitto. Il sito, che è stato scavato fino al 2011 da una missione francese, è perfino protetto dall’UNESCO per la presenza di palazzi storici e antiche moschee, tra le quali c’è anche la prima ad essere stata costruita in Africa.
Nonostante ciò, dopo la rivoluzione, l’area è stata funestata dall’abusivismo edilizio ed è diventata un’enorme discarica a cielo aperto (come si vede nella foto a destra) tanto che, negli ultimi anni, il governo avrebbe speso circa 2 milioni di lire egiziane (circa 206.000 €) per sbarazzarsi della spazzatura. Proprio per il malcontento dei burocrati, si sarebbe pensato a istallare qui un “giardino culturale”, in barba all’articolo 20 della Legge sulla Protezione delle Antichità. Ad affermarlo è Sally Soliman, fondatrice del gruppo facebook “Save Cairo”. La decisione è stata presa con il passaggio di proprietà dal Ministero delle Antichità (che non ha mosso alcuna obiezione) al Governatorato del Cairo. In ogni caso, le autorità sono rimaste vaghe e mancano ancora dichiarazioni ufficiali, ma intanto il sito è stato recintato con alte mura ed è stato posto sotto sorveglianza della polizia.