Passeggiare nel deserto e trovare sul terreno uno scarabeo di 3000 anni… anche questo succede. A Khirbat Hamra Ifdan (Giordania, 50 km a sud del Mar Morto), uno studente dalla vista aguzza della University of California di San Diego ha scorto tra le scorie di fusione di rame un amuleto in steatite recante il nome del faraone Sheshonq I (943-922 a.C.), il fondatore della XXII dinastia. Il sito, infatti, corrisponde a un centro di lavorazione del metallo già attivo nel Bronzo Antico (3000-2000 a.C:), ma con tracce di occupazione fino all’Età del Ferro. Proprio su quest’ultimo periodo si concentrano le ricerche di Thomas Levy, il professore che accompagnava lo studente, convinto fin dal 2008 che la fine dello sfruttamento del centro sia coincisa con le campagne militari asiatiche di Sheshonq I. Ora, questa fortuita scoperta confermerebbe le sue tesi.
Effettivamente, il faraone si vanta delle sue conquiste nella terra di Canaan attraverso le iscrizioni nel cosiddetto “Portico di Bubasti” a Karnak. Inoltre, viene fatto coincidere con il biblico Shishaq che, cinque anni dopo la morte di Salomone (931), sarebbe arrivato fino alle porte di Gerusalemme (I Re 9.15-19). Proprio per questo motivo, qualcuno ha parlato, un po’ troppo imprudentemente, della scoperta delle leggendarie “Miniere di Re Salomone”. Comunque, fino ad ora, le attestazioni archeologiche di Sheshonq I in Cis-Transgiordania si limitavano a un frammento di stele scoperto a Megiddo nel 1925.
Decisamente troppo poco per accampare ipotesi così roboanti, soprattutto se si pensa che lo scarabeo non era in situ e che, quindi, non può fornirci alcun dato dalla stratigrafia. Non resta altro che aspettare novità dallo scavo.
L’articolo sull’ultimo numero di Antiquity Journal: http://journal.antiquity.ac.uk/projgall/levy341