Appuntamento particolare per la rubrica “L’Egitto di Provincia” perché, questa volta, non parlerò di una collezione permanente ma di una mostra temporanea nata da un singolo reperto conservato, e nemmeno esposto fino a qualche mese fa, presso il Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa a Calci (PI). Il museo nacque a Pisa addirittura nel ‘500 come galleria di mirabilia per poi inglobare con il tempo le raccolte paleontologiche, mineralogiche e zoologiche dell’università. Nel 1986, venne spostato presso l’attuale sede della Certosa di Calci, ex convento fondato nel 1366, ma il cui aspetto si deve soprattutto alle decorazioni barocche del XVII secolo.
In questo splendido scenario, si sta tenendo la mostra “Kenamun. L’undicesima mummia” (fino al 29 giugno; avete ancora poco tempo per visitarla), già presentata in un precedente articolo, ma per la quale vale la pena approfondire il discorso. La scelta della Certosa non è stata casuale perché è proprio da qui che parte la storia, o meglio, una delle tappe che hanno portato il povero Kenamun a ritrovarsi chiuso per quasi due secoli dentro una scatola. Nel novembre del 2012, fu rinvenuta nei magazzini del Museo di Storia Naturale una cassa contenente resti ossei sconosciuti e, se non fosse stato per un particolare, avremmo avuto l’ennesimo cold case irrisolto. Infatti, sul teschio è inciso «3064. Scheletro di una delle mummie portate d’Egitto dal Prof. Rosellini» (foto a sinistra), nota che ha permesso alla Prof.ssa Marilina Betrò (Università di Pisa) di iniziare le sue ricerche. Qualche mese prima, nell’ambito del “Progetto Rosellini“, aveva scoperto a Praga la lista delle antichità portate a Livorno dalla spedizione franco-toscana in Egitto (1828-29), tra cui spiccavano proprio una mummia e un sarcofago nero con decorazioni gialle di cui non si avevano più tracce. Quindi, spuntato il corpo, non restava altro che cercare il sarcofago che è stato individuato in pessimo stato di conservazione e senza coperchio nei magazzini del Museo Egizio di Firenze.
Grazie alla decifrazione dei geroglifici, la Prof.ssa Betrò è riuscita finalmente a ricostruire la storia del defunto: Kenamun era un importante funzionario della XVIII dinastia, “Gran Maggiordomo”, governatore della città di Perunefer (il principale porto del Delta) e fratello di latte del faraone Amenofi II (1424-1398 a.C.). La sua carriera, però, durò poco tempo perché Kenamun morì giovane, tra i 20 e i 30 anni, probabilmente dopo essere caduto in disgrazia come testimoniano le tracce di damnatio memoriae nella sua tomba a Tebe (TT93). Deve averla fatta grossa… In ogni caso, 3200 anni dopo, la mummia venne imbarcata ad Alessandria insieme ad altri 2000 pezzi diretti in Italia; ma, durante il viaggio, una falla nella chiglia della nave provocò un’infiltrazione di acqua marina nello scafo che danneggiò irreparabilmente una parte del carico. E’ per questo motivo che oggi abbiamo solo uno scheletro (i tessuti molli sono stati scarnificati per interrompere la decomposizione) e una bara con evidenti segni di asportazione dei punti più rovinati. Rosellini probabilmente si vergognò di presentarsi al Granduca Leopoldo II con questo materiale e deve aver regalato la mummia al suo amico Paolo Savi, l’allora direttore del Museo di Calci.
La mostra celebra il ritorno di Kenamun nel suo sarcofago con la ricostruzione di un contesto funerario di XVIII dinastia e quasi 40 oggetti provenienti dal Museo Egizio di Firenze e dalle Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa: strumenti da toilette, vasi, sandali, ushabti, collane, amuleti, uno scarabeo del cuore, un poggiatesta, una stele e i quattro canopi con i Figli di Horo. Il Sarcofago di Kent illustra meglio la tipologia “a vernice nera”, la stessa di quello di Kenamun. Inoltre, è possibile ammirare gli altri due reperti provenienti dalla TT93: al momento della scoperta della tomba, Rosellini non era a Luxor e gli operai fecero sparire tutto tranne un arco e un rarissimo cocchio da corsa (gli altri 7 sono al Museo Egizio del Cairo, 6 dalla tomba di Tutankhamon e uno da quella di Yuya e Tuya), il più antico mai ritrovato in Egitto. La fragilità del carro, però, non avrebbe permesso il trasporto da Firenze, così si è deciso di esporre una copia a grandezza naturale realizzata nel 2008.
Aggiornamento:
Dal 16 dicembre 2014, Kenamun e il suo sarcofago si trovano nelle Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa (via S.Frediano 12).