Roma è sicuramente la città meno provinciale che ci sia in Italia sia per il numero di abitanti che per il ruolo centrale che ha sempre ricoperto. Ma, nella sconfinata offerta di siti e musei famosi in tutto il mondo, alcuni luoghi interessanti rischiano di essere dimenticati, proprio come le piccole collezioni civiche di centri minori. Uno di questi è sicuramente il Museo Barracco, o meglio “Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco”, situato in Corso Vittorio Emanuele II, a due passi da Campo de’ Fiori. Il Museo nacque dalla volontà di Giovanni Barracco, nobile latifondista calabrese che donò la sua sconfinata collezione di antichità al comune di Roma nel 1902. L’originario Museo di Scultura Antica, dopo l’inaugurazione del 1905, fu spostato nel 1948 nell’attuale sede della Farnesina a Baullari (vedi immagine in alto), stupendo palazzo cinquecentesco progettato dall’architetto Jean de Chenevières.
Barracco scoprì l’amore per l’archeologia e la storia dell’arte a Napoli dove conobbe Giuseppe Fiorillo, il celebre direttore degli scavi di Pompei. Quando poi, nel 1861, fu eletto deputato nel primo parlamento italiano a Torino, ebbe il suo secondo colpo di fulmine, il più intenso: quello per l’Egitto. Visitando il Museo Egizio, decise di studiare egittologia (scrisse alcune pubblicazioni sull’argomento) imparando anche a leggere i geroglifici. Per questo, gli oggetti da lui acquistati nel mercato antiquario hanno una grande importanza perché lui ne conosceva il valore. Trasferitosi definitivamente a Roma, continuò a comprare reperti di ogni tipo (mesopotamici, fenici, ciprioti, etruschi, greci, romani e medievali), concentrandosi soprattutto sulla statuaria con l’intento di «formare un piccolo museo di scultura antica comparata».
La sezione egittologica è quella a cui il barone si dedicò maggiormente ed occupa due delle nove sale del museo con 87 pezzi, soprattutto di Antico Regno. Alcuni reperti erano già presenti a Roma da millenni, come la rarissima sfinge femminile (vedi in alto) ritrovata nell’area dell’Iseo di Campo Marzio. In granito grigio, la sfinge ha il volto di una donna di alto lignaggio della corte di Thutmosi III. Sempre nella Sala I, sono esposte varie stele funerarie, due vasi canopi, statuette e le teste delle sculture di due faraoni, Seti I e Amenofi II.
Nella Sala II, condivisa con l’arte mesopotamica, è possibile ammirare tra le altre cose una maschera di mummia tolemaica, due ushabti, un sarcofago in calcare, un frammento di sarcofago dipinto di XXI dinastia e la bellissima clessidra ad acqua (nella foto), anch’essa ritrovata nell’Iseo Campense. L’oggetto, realizzato in basalto sotto Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.), presenta all’interno sette serie di tacche che costituiscono le scale orarie mensili; sulla faccia esterna, invece, ad ogni fascia corrisponde una divinità protettiva.
Per un’esauriente descrizione delle opere esposte: http://www.museobarracco.it/