Ho appena finito di leggere un nuovo interessante libro, fresco di stampa, scritto da Gianluca Miniaci, ricercatore presso l’UCL (University College London), che s’intitola “Lettere ai morti nell’Egitto antico e altre storie di fantasmi”.
Il titolo potrebbe incuriosire nel modo sbagliato a causa della moderna concezione che si ha della vita ultraterrena e, quindi, va fatta una premessa. E’ noto a tutti il legame sacrale che gli antichi Egizi avevano con la morte. Infatti, quando si parla di Egitto, le prime cose che vengono in mente al grande pubblico sono le piramidi e le mummie. Ma, dietro ai riti religiosi, alle formule templari, alle preghiere dei sacerdoti, esisteva un mondo di miti e credenze popolari. Come ricordato nella prefazione, da qualche anno è salita alla ribalta la cosiddetta “archeologia della paura”, ramo che si occupa del rapporto della gente comune con l’ignoto e l’invisibile al di fuori dei canoni teologici ufficiali.
In particolare, il rapporto con i defunti era molto più pragmatico di quello che sembra. I cari trapassati venivano invocati per risolvere qualsiasi problema e le richieste andavano dalla guarigione da malattie ad altre protezioni generiche, dal punire tradimenti amorosi alla spinta verso la nascita di un figlio maschio, dal favorire il raccolto all’intercessione su questioni di eredità. La stessa cosa che succede oggi quando si spera in numeri vincenti per il superenalotto suggeriti dal nonno in sogno; solo che gli Egiziani erano più pratici e lo chiedevano direttamente.
Espressioni principali di questa prassi sono le “Lettere ai morti”, raccolta di 17 documenti (su papiro, ceramica, stele ecc.) chiamati così da Gardiner e Sethe quando li pubblicarono nel 1928. La prima parte del libro si occupa proprio di questi documenti, per la prima volta presentati in maniera completa in italiano. La seconda parte parla delle “Storie di fantasmi”, filone letterario, sviluppatosi soprattutto dall’Epoca Tarda in poi, che racconta le leggende sulle varie manifestazioni dei defunti (ba, akh o mwt). Poi, si passa alla terza sezione con le “Formule per la protezione dai fantasmi” (soprattutto dagli spiriti delle persone morte in modo violento) e, infine, all’epilogo disincantato e scettico del “Canto dell’arpista”.
Ogni documento è corredato di provenienza, datazione, traduzione, note filologiche e bibliografia di riferimento, mentre un ampio glossario permette la lettura anche a chi non fosse addentrato nella materia.