Domenica scorsa, lungo il Viale delle Sfingi di Luxor, è stata scoperta una lapide copta del VII-X secolo. Ad annunciarlo è stato Mostafa Al Saghir, già supervisore generale del progetto di sistemazione del Viale e da poco anche direttore delle antichità di Karnak (colgo così l’occasione per fargli gli auguri avendo avuto il piacere di lavorare con lui). Il ritrovamento è stato effettuato dalla missione archeologica diretta da Yasser Mahmoud sul lato orientale della via processionale, sotto il ponte di Al-Mathan (più o meno a metà strada tra il tempio di Luxor e il complesso di Karnak).
La stele in calcare (98 x 38 cm) reca in alto il cristogramma ICXC (lettere iniziali e finali del nome di Gesù Cristo in greco ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ, dove il sigma è reso nella versione lunata perché è al termine di parola), la grande croce al centro e l’iscrizione funeraria incompleta in copto. Dalla traduzione preliminare del testo, si è capito che la lapide è appartenuta a una bambina di nome Takla morta a 10 anni. Ricordo che la scrittura copta corrisponde all’ultima fase ‘evolutiva’ della lingua egiziana, scritta però con le lettere dell’alfabeto greco più altri 7 grafemi demotici utilizzati per suoni non compresi nel sistema classico. Il copto fu la lingua dei primi cristiani egiziani già dalla metà del II secolo, per poi essere gradualmente sostituito dall’arabo con l’introduzione dell’Islam, anche se tuttora continua ad essere utilizzato nelle liturgie religiose.
Non si tratta comunque della prima testimonianza del genere individuata durante i lavori alla “Kebash Road” che, secondo gli ultimi annunci, dovrebbe essere inaugurata il prossimo anno. Oltre a reperti d’epoca faraonica, infatti, sono stati scavati anche diversi resti d’insediamenti del periodo romano e copto. Il progetto prevede l’indagine archeologica, il restauro e la musealizzazione di tutto il percorso che, durante la Festa di Opet, collegava il Tempio di Luxor a quello di Karnak. L’attuale sistemazione, di 2,7 km, corrisponde a quella voluta da Nectanebo I (380-362) che fece restaurare l’originale versione di Amenhotep III aggiungendo ai lati della strada 1350 sfingi (di cui sono ne sono state ritrovate circa 650), distanziate di 60 metri l’una dall’altra.