La mummia di un povero gheppio che ha fatto la fine di un’oca da foie gras; ingozzato fino alla morte. È questo l’oggetto di un recente studio dell’American University of Cairo e di due istituzioni sudafricane, la Stellenbosch University e il Stellenbosch Institute for Advanced Studies, diretto, ovviamente, da Salima Ikram, sempre presente in pubblicazioni che riguardano resti animali. Il piccolo rapace proviene dagli Iziko Museums di Ciittà del Capo (inv.: SACHM 2575) e ha subito un’autopsia virtuale tramite TAC che ha rivelato dati molto interessanti. L’uccello non è stato eviscerato durante l’imbalsamazione, quindi è stato possibile individuare l’ultimo pasto che ha coinciso anche con la causa della sua morte. La coda di un topo, infatti, ostruisce l’esofago e dovrebbe aver ucciso il gheppio per asfissia. Inoltre, nello stomaco sono stati trovati ossa e denti di altri roditori e di un passero che, insieme, sarebbero risultati decisamente eccessivi per il fabbisogno giornaliero dell’esemplare (vedi immagine in basso).
Sembra probabile, quindi, che l’animale sia stato alimentato a forza. Questo particolare è molto importante perché costituirebbe la prima prova di addomesticamento dei rapaci. Ormai è assodato che in Egitto, dall’epoca tarda a quella romana, esistesse una vera e propria produzione “industriale” di ex voto animali che i fedeli donavano agli dèi durante i pellegrinaggi. Milioni di cani, gatti, coccodrilli, ibis, babbuini erano allevati, uccisi, mummificati e venduti. Succedeva anche con i falchi e i rapaci in generale, soprattutto nel culto di Ra, ma ancora non si aveva una chiara dimostrazione archeologica; di certo, l’alto numero di casi non poteva essere spiegato con la caccia e con morti naturali.
L’articolo originale nel Journal of Archaeological Science Vol. 63: “Fatal force-feeding or Gluttonous Gagging? The death of Kestrel SACHM 2575”