Sono passati pochi giorni dalle celebrazioni del bicentenario del Museo Egizio di Torino, durante le quali ho avuto modo di visitare in anteprima alcuni dei nuovi spazi espositivi inaugurati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In questo articolo voglio quindi illustrare tutte le novità che i visitatori possono apprezzare fin da ora, ripercorrendo le tappe del lungo processo di rinnovamento partito alla fine del 2023 e che si concluderà verso la metà del 2025.
Galleria della Scrittura (21/12/2023)
Era da un po’ che non passavo per il Museo Egizio e per questo non avevo visitato la mostra “Il Dono di Thot: leggere l’antico Egitto” (7/12/2022-7/09/2023). Da quella esperienza è nato il nuovo allestimento permanente che occupa l’ultimo piano, finora dedicato alle esposizioni temporanee. E devo dire che la Galleria della Scrittura è una delle novità del Museo Egizio che ho più apprezzato. Attraverso circa 250 reperti su 1000 m², viene raccontata tutta la storia della scrittura nell’antico Egitto.
Sono presenti tutte le varie forme (dal geroglifico al copto), le fasi evolutive, le tecniche e i supporti scrittori. Ci sono poi sezioni dedicate alla figura dello scriba, al ruolo simbolico e funzionale della scrittura e alle tappe che hanno portato alla decifrazione. Postazioni multimediali e interattive aiutano e arricchiscono la visita. Inoltre, qui sono esposti alcuni tra i documenti più importanti del Museo Egizio, tra cui il Papiro dei Re e il Papiro della Congiura dell’harem, che finalmente hanno lo spazio e le spiegazioni che meritano.
Deir el-Medina (29/03/2024)
La Sala 6 rientra nel normale percorso cronologico e s’inserisce nella parte dedicata al Nuovo Regno. Qui si giocava facile perché i reperti esposti sono unici. Scoperti da Ernesto Schiaparelli tra 1905 e 1909 a Deir el-Medina, il Villaggio degli Operai, questi oggetti mostrano uno spaccato di ogni aspetto della vita quotidiana che difficilmente è riscontrabile in altri contesti.
Si è deciso però di rivederne l’allestimento seguendo nuove ricerche egittologiche e archeometriche sui pezzi e i più aggiornati concept museologici. Alcuni oggetti sono proposti al pubblico per la prima volta ed è stato aggiunto un video sulla storia del sito.
Giardini egizi: l’orto e il giardino funerario (1/05/2024)
Sulla terrazza del Museo Egizio c’è un piccolo angolo verde. Dopo le sale dedicate ai resti umani, si sale in una veranda con video multimediali e le copie 3D dei gioielli di Kha e Merit e infine “si esce al giorno”. Qui sono stati ricostruiti un giardino funerario e un orto egizio sulla base degli ultimi ritrovamenti archeologici, delle ricerche paleobotaniche e degli studi iconografici sulle scene dipinte nelle tombe.
Per il giardino botanico, in particolare, si è fatto riferimento alla scoperta, unica nel suo genere, effettuata dalla missione spagnola di José Manuel Galán a Dra Abu el-Naga nel 2017. Ovviamente, tenendo presente il clima egiziano e le colture proposte, il periodo migliore per apprezzare questa parte è dalla primavera in poi. Io ci ho trovato la neve…
Corredo di Nefertari (9/08/2024)
Dopo 8 lunghi anni in giro per il mondo, tra Russia, Olanda, USA e Canada, il corredo della regina Nefertari è tornato a “casa”. Dallo scorso agosto, a 120 anni dalla scoperta di Schiaparelli della tomba QV66, è finalmente possibile apprezzare un nuovo allestimento dedicato alla Grande Sposa Reale di Ramesse II. Infatti prima, questi reperti si perdevano un po’ durante la visita del Museo Egizio e si rischiava di ignorarne l’importanza.
Le vetrine storiche sono state corredate con foto d’epoca e, in asse con il coperchio del sarcofago in granito, è stato collocato il modellino della tomba di Nefertari, realizzato nei primi decenni del ‘900, insieme a una versione virtuale su video. Si è deciso, invece, di non esporre i presunti resti della mummia della regina, più per la mancanza di certezze nell’attribuzione che per motivi etici.
Materia. Forma del tempo (5/10/2024)
Un altro allestimento permanente che nasce dall’esperienza di una mostra temporanea è quello delle Gallerie della Materia. L’inatteso successo tra i non addetti ai lavori di “Archeologia Invisibile” del 2019, esposizione che sulla carta era molto specialistica, ha spinto direttore e curatori del Museo Egizio a insistere sul racconto della materialità degli oggetti e di ciò che una ricerca multidisciplinare ci permette di trarne fuori.
Tre sale sono dedicate ai materiali più rappresentativi della produzione dell’antico Egitto: legno e pigmenti, ceramica, pietra. La prima presenta due vere e proprie librerie con tutte le tipologie di legni e i pigmenti identificati nella Valle del Nilo. A queste si uniscono vetrine in cui sono esposti alcuni esempi delle dirette applicazioni artigianali e, infine, come paradigma dell’oggetto che “parla” grazie alle analisi di tecniche e materiali di produzione, un sarcofago di Terzo Periodo Intermedio illustrato attraverso proiezioni e videomapping.
La seconda sala contiene oltre 5700 vasi dai magazzini, riorganizzati in due piani di vetrine secondo forme, contesti di provenienza e datazione. Al di là dell’indiscussa utilità come strumento di studio per i ceramologi, devo ammettere che anche l’impatto visivo è notevole, soprattutto se si tiene presente lo scarso appeal che di solito hanno le terrecotte. Il visitatore può perfino sfogare la sua innata voglia di toccare gli oggetti grazie a una selezione di copie 3D.
La meravigliosa statua di Hathor/Iside da Coptos ci accoglie nella terza sala dedicata ai reperti lapidei. Anche qui ci sono video e proiezioni multimediali di supporto alla visita, insieme a vetrine e cassettiere in cui sono disposti oggetti di diverso tipo, da piccoli frammenti di soffitto dipinto a grandi stele. Una chicca espositiva è stata quella di scegliere proprio questo spazio dove è visibile un tratto delle mura romane in blocchi di pietra.
Galleria dei Re (20/11/2024)
Dalle tenebre alla luce. Il nuovo allestimento della Galleria dei Re, progettato da OMA/David Gianotten in collaborazione con Andrea Tabocchini Architecture, è senz’altro il cambiamento più impattante del “nuovo” Museo Egizio. Impattante e coraggioso. Infatti, la scenografia preparata dal premio Oscar Dante Ferretti per le Olimpiadi invernali del 2006 era una delle cose più amate dal pubblico. Doveva essere una sistemazione provvisoria, di soli 6 mesi, e invece è durata ben 18 anni. Quindi è evidente quale sia stato il rischio di stravolgerla.
Il buio e gli specchi creavano quell’atmosfera misteriosa e suggestiva con cui da sempre si percepisce l’antico Egitto. Le statue svettavano sugli alti podi incutendo sui visitatori timore reverenziale. Ora invece si è passati all’esatto opposto, suscitando da subito reazioni contrastanti. Sicuramente bisognerà abituarsi. L’illuminazione – artificiale e naturale delle finestre di nuovo aperte – è tornata a rendere ben visibili le statue. Le basi sono molto più basse, permettendo di avvicinarsi a pochi centimetri per apprezzare ogni minimo particolare delle sculture e i graffiti ottocenteschi.
La copertura grigio-metallica delle pareti, seppur rischi di apparire fredda, è pensata per far risaltare contemporaneamente pietre scure (granito, granodiorite) e chiare (calcare, arenaria, quarzite). Inoltre, i riflessi sfocati degli oggetti sono un rimando concettuale alle tante lacune che minano la piena conoscenza delle civiltà del passato. Infine, al di là del contorno, c’è stata, per la prima volta dal 1824, una risistemazione delle statue che rispetta, per quanto possibile, il loro contesto originale.
Dopo una prima anticamera buia con proiezioni sulla storia del complesso templare di Karnak, da dove tutte le statue provengono, si entra nella prima sala della Galleria dedicata agli spazi esterni del tempio. Qui le Sekhmet, sedute in trono o stanti, sono state avvicinate e disposte lungo i lati che conducono verso il colosso di Seti II sul fondo. Le sfingi in arenaria non accolgono più il visitatore, ma sono state spostate, e si affrontano come ai lati di un ideale viale di accesso.
La seconda sala conserva le effigi di faraoni, tra cui spicca l’iconica statua di Ramesse II, simbolo del Museo Egizio, e di divinità destinate a stare all’interno dei templi. Qui la disposizione segue un ordine cronologico. In generale, forse andrebbe spiegato meglio ai visitatori il motivo di scelte così nette e ragionate che, al contrario, potrebbe non essere di immediata comprensione.
Tempietto rupestre di Ellesiya (20/11/2024)
L’ultimo spazio del Museo Egizio inaugurato il 20 novembre dal presidente Mattarella è la cappella rupestre di Ellesiya, un vero tempietto egizio fatto realizzare da Thutmosi III nel 1454 a.C. nei pressi di Abu Simbel. La struttura, insieme ai templi di Dendur a New York, di Debod a Madrid, di Taffeh a Leida e alla Porta di Kalabsha a Berlino, fa parte dei doni del governo egiziano ai paesi che si sono distinti nelle operazioni di salvataggio dei monumenti nubiani minacciati dalle acque del lago Nasser.
Come detto, si tratta di un regalo all’Italia, non al Museo Egizio, seppur sia a Torino dal 1967. E in quest’ottica rientra il progetto di restituzione del tempietto alla collettività, grazie a un ingresso indipendente su Via Duse che dal 23 novembre ne permette la fruizione gratuita a tutti, prenotando la visita qui. Video mapping sulla superficie fanno emergere le parti archittettoniche e raccontano la storia del monumento.
Il Museo Egizio del futuro: la Piazza Egizia
Il nuovo allestimento del tempietto di Ellesiya rientra in un progetto più ampio di apertura del Museo Egizio alla cittadinanza, che si concluderà tra giugno e settembre del 2025 con il termine della risistemazione della corte interna. Sotto una copertura in vetro e acciaio, ad opera ancora una volta dello studio OMA, ci saranno diversi punti accessibili al di là del pagamento del ticket d’ingresso: la biglietteria, un infopoint condiviso con l’Accademia delle Scienze, un bookshop, una caffetteria, il giardino egizio e spazi per mostre temporanee. Anche l’ipogeo, con la sala della storia del Museo Egizio e un nuovo percorso immersivo con paesaggi nilotici, sarà gratuito. Le celebrazioni del bicentenario quindi non sono ancora finite!