Mi fa piacere dedicare il primo articolo dell’anno a questa news perché, al di là della sua indiscussa importanza, tratta di informazioni che ho ricevuto di prima mano dal co-direttore della missione egiziano-giapponese protagonista della scoperta. Inoltre, da abruzzese non posso che far sentire la mia vicinanza a Nozomu Kawai, professore di Egittologia presso la Kanazawa University che si trova nella zona del Giappone recentemente funestata da un forte terremoto. Ringrazio quindi ancora il Prof. Kawai per avermi permesso di approfondire la notizia annunciata ufficialmente ieri dal Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità e che sono sicuro porterà a ulteriori interessanti novità.
A Saqqara Nord il team del “North Saqqara Project”, diretto per l’appunto da Kawai e da Mohamed Youssef, ha individuato un’area funeraria utilizzata per ben tre millenni, dal Periodo protodinastico fino a quello romano e oltre. Già sotto gli strati superficiali di sabbia erano emerse molte sepolture semplici appartenenti a diverse epoche. L’attestazione più antica, invece, corrisponde a una mastaba (tomba troncopiramidale che deve il suo nome arabo proprio alla forma “a panca”) in mattoni crudi che, per caratteristiche architettoniche e per la ceramica presente, è fatta risalire alla II Dinastia (2925-2700 a.C. ca.). All’interno della struttura, era deposto un individuo in posizione fetale in un sarcofago quadrato di legno, insieme a vasi in ceramica e un piatto di alabastro.
La parete rocciosa scavata è disseminata di altre semplici fosse, per lo più di Periodo tardo e di Epoca tolemaica, tra cui spicca una sepoltura infantile, un sarcofago policromo in cattivo stato di conservazione risalente all’inizio della XVIII dinastia (1550 a.C. ca.) e una inumazione in fango.
Tuttavia, l’impianto principale del sito è una catacomba di epoca romana, presumibilmente utilizzata, a più riprese, tra la fine del periodo tolemaico al II secolo d.C. circa. La catacomba era stata individuata già nel 2019 (e ne avevo già parlato qui), ma, dopo uno stop dovuto alla situzione sanitaria globale, lo scavo ha portato a ulteriori risultati. Una scalinata discendente di 9 metri, coperta da una struttura a volta in mattoni crudi, conduce all’ingresso vero e proprio. Qui, sorvegliato da due statue di leone (ora nel nuovo Museo Greco-Romano di Alessandria), un portale in calcare, ancora sigillato, è decorato da una cornice a gola egizia (foto in basso a destra) sulla quale si trovava in situ una stele funeria. L’oggetto, che reca le figure di tre divinità egizie – Sokar, Thot e Anubi -, sembra essere stato riutilizzato per conto di un certo Menelao figlio di Filammone in quanto l’iscrizione in greco è aggiunta in un secondo momento (in basso al centro). Già qui sono state trovate tracce di pratiche funerarie per la presenza di lucerne e statuette in terracotta di Iside-Afrodite e Arpocrate (foto in basso a sinistra).
Dietro il portale si apre una grande sala scavata nella roccia, lunga circa 25 metri e colma di resti umani. Alcuni corpi presentano tracce di mummificazione, hanno maschere di cartonnage e sono posti in sarcofagi in legno, altri scheletrizzati sono invece semplicemente deposti sul pavimento. In fondo si trova un pozzo funerario ancora non scavato, mentre sulle pareti ci sono tracce d’intonaco dipinto, 5 camere laterali e diverse nicchie in cui sono inserite altre stele, questa volta di stile pienamente classico (immagine in basso a sinistra). Tra quest’ultime spicca la stele di Demetria, figlia di Menelao (in basso a destra), probabilmente il defunto principale della catacomba e per questo ricordato all’ingresso.
Foto: https://isac.w3.kanazawa-u.ac.jp/en/section/member-kawai_nozomu.html
Per approfondire: https://kanazawa-u.academia.edu/NozomuKawai