Immaginate di trovare un sarcofago di 4000 anni proprio nell’ultima ora della campagna di ricerca, nel pieno del delirio di chiusura dello scavo, e di dover aspettare 10 mesi per aprirlo. Ecco, è quello che è successo alla missione dell’IFAO (Institut Français d’Archéologie Orientale) e dell’Università di Strasburgo, diretta da Frédéric Colin a cui va tutta la mia vicinanza!
Il ritrovamento è stato effettuato lo scorso 16 dicembre all’esterno della tomba di Pediamenopet (TT 33), nella necropoli di el-Asasif, Tebe Ovest, più o meno nella stessa area dove erano stati individuati altri 5 sarcofagi già nel 2018 e nel 2019. Se in precedenza le inumazioni risalivano all’inizio della XVIII dinastia (1500 a.C. circa), questa volta bisogna andare ancora più indietro nel tempo, fino al Medio Regno (2055-1650 a.C.).
I sei sarcofagi hanno però in comune la sepoltura secondaria, cioè sono stati spostati dal loro contesto originale sotto il regno di Thutmosi III (1458-1425 a.C.), forse durante i lavori di costruzione del suo tempio funerario a Deir el-Bahari. I primi cinque si trovavano infatti sotto la rampa processionale che conduceva al santuario, coperti con ordine da detriti di piccole dimensioni in un terrapieno regolarizzato da muretti. Tra le macerie sono stati ritrovati perfino vasi e offerte di cibo.
Meno cura sembra invece essere stata riservata al sarcofago di Medio Regno, una bara parallelepipeda in legno. Sbirciando tra le assi con una torcia, gli archeologi francesi hanno potuto solo intravedere il volto del defunto; tuttavia, per capire se il corpo sia mummificato e se sia corredato di oggetti, bisognerà aspettare la prossima missione. Come è giusto che sia, occorrerà tempo per un’indagine accurata alla presenza di esperti antropologi. Per il momento, è stato quindi possibile procedere solo con un rilievo fotogrammetrico del sarcofago, riposto poi in una cassa costruita su misura che lo proteggerà fino a ottobre 2025.
La ripresa dello scavo sarà inoltre fondamentale per far chiarezza su questa inusuale forma di sepoltura, per eventualmente confermare la connessione tra spostamento delle tombe più antiche e la realizzazione del tempio di Thutmosi III e soprattutto per capire la motivazione della disparità di cura nel trattare i sarcofagi. Ci si chiede infatti se l’attenzione con cui sono stati protetti quelli di inizio Nuovo Regno sia dovuta alla vicinanza del tempo – solo pochi decenni – e quindi ai legami familiari ancora vivi con quegli antenati. Invece, l’anonima bara di Medio Regno, per di più palesemente appartenuta a qualcuno di una classe sociale più bassa, sembra aver subito un “trasloco” più sbrigativo.