A Dairut, piccolo villaggio nei pressi della città di Mahmudiya (Delta Occidentale), è stata scoperta una stele faraonica inglobata nelle fondazioni di un minareto. La moschea in questione, Abu-Shusha, risale alla fine del XVI secolo con successivi restauri che arrivano all’inizio dell’Ottocento; nel corso di un recente intervento di rinnovamento per cui la torre stava per essere smantellata e ricostruita da capo, è stato individuato questo blocco di quarzite di 2,48 x 0,51 m reimpiegato come materiale edile. Su uno dei lati, è incisa una lista di offerte con i nomi in geroglifico dei prodotti donati agli dèi: oro, orzo, anatre e, come si può leggere dalla foto più particolareggiata in basso, anche oli (dju) e vino (irep). Ancora non si conosce la datazione del reperto.
Dalla stessa regione di Buhariya, proviene un celebre caso simile. Il 15 luglio 1799, durante la costruzione di un’opera fortificata a soli 30 km più a nord di Mahmudiya, i militari napoleonici del generale Bouchard tirarono fuori da una vecchia struttura mamelucca un blocco diverso dagli altri con l’iscrizione trilingue (geroglifico, demotico e greco) che rivoluzionerà le conoscenze sull’Egitto antico: la stele di Rosetta.