Ormai ogni singolo ritrovamento effettuato ad Alessandria e dintorni fa gridare alla scoperta eccezionale. Qualsiasi tomba venga fuori è subito collegata dai media ad Alessandro Magno o a Cleopatra e Marco Antonio. Ricorderete ad esempio il sarcofago nero che, secondo i giornali, avrebbe potuto conservare il corpo del condottiero macedone e che invece era pieno di ossa e liquami.
L’ultima notizia di questo tipo viene da Taposiris Magna, sito archeologico a una cinquantina di chilometri a ovest da Alessandria, che da anni è caratterizzato da speculazioni simili. L’apertura di una camera funeraria ancora sigillata con all’interno due mummie di età tolemaica, per giunta appartenenti a un uomo e a una donna, ha fatto incautamente pensare all’ultima dimora della regina e del triumviro.
Autori della scoperta sono i membri del team diretto dal 2005 da Kathleen Martínez, avvocatessa dominicana che – cito – ha trasformato la sua passione da tempo libero in una vera e propria missione archeologica. Probabilmente aiutata dal suo autofinanziamento, ha cominciato a scavare il tempio di Taposiris, dedicato a Iside da Tolomeo IV (222-204 a.C.), convinta di poter trovare la tomba di Cleopatra VII, in barba alle fonti letterarie che la collocano ad Alessandria.
Tornando al topic dell’articolo, l’aperura di una piccola camera, scavata nella roccia e inclusa in una struttura ipogea multipla individuata a 500 metri dal tempio, è stata recentemente mostrata nel documentario di Channel 5 “The Hunt for Cleopatra’s Tomb” (in particolare dal minuto 20.00). Ancora sigillata da un muretto in blocchi di calcare, è la prima tomba inviolata scoperta nel sito e conteneva solo due mummie in cattivo stato per le infiltrazioni di acqua (foto in alto). Quella messa peggio, a sinistra, presentava i fragili resti di una copertura in cartonnage con la raffigurazione di uno scarabeo alato (imm. in basso a destra), e a un primo esame antropologico, è parsa appartenere a un uomo. È stato invece possibile trasportare fuori quasi interamente la Mummia 1, sulla destra, che è stata sottoposta a radiografia. Sotto la copertura, che conserva ancora tracce di foglia d’oro, è stato rilevato il corpo di una donna con ancora tutti gli organi interni.
Tipo di sepoltura, tecnica d’imbalsamazione e copertura in oro indicano che i defunti appartenevano ad alte classi sociali durante il periodo greco-romano. La Martínez va oltre, ipotizzando che i due possano essere stati sacerdoti preposti al culto di Cleopatra. La sepoltura fa infatti parte di una necropoli che si sviluppa attorno al cosiddetto “faro” o “torre di Abusir” (immagine in basso), una struttura che, sempre secondo la direttrice, sarebbe il segnacolo monumentale del tempio funerario dell’ultima regina tolemaica.
Senza sminuire l’importanza dell’ultimo ritrovamento, appare eccessivamente sensazionalistico lo stile comunicativo che accompagna da anni ogni risultato della missione. Ciclicamente tabloid e documentari parlano di indizi sulla fantomatica tomba di Cleopatra e ogni volta la scoperta è effettuata nell’ultima settimana di campagna, rimandando necessariamente a sviluppi futuri. Non bastano qualche moneta con l’effige della regina e i resti dell’armamentario di un soldato romano; in archeologia non si scava in cerca di qualcosa spinti da una convinzione pregressa, perché di Schliemann ce n’è uno solo.