A Kom Aziza, sito nel Delta nord-occidentale (città di Abu Hummus, a circa 40 km da Alessandria; immagine in basso), la missione egiziana diretta da Ibrahim Sobhi della Fayoum University ha individuato resti archeologici che coprono 5000 anni di storia.
La scoperta principale consiste in un centro di produzione della ceramica risalente al periodo greco-romano, più precisamente dal III sec. a.C. al I sec. d.C. L’area artigianale conserva ancora le tracce di ogni fase produttiva: una vasca dove l’argilla veniva impastata e mescolata con acqua e altri materiali (in molte pitture vediamo come l’operazione venisse effettuata con i piedi – e non nel senso che fosse fatta male…); il punto in cui la materia prima era modellata, dove sono stati ritrovati attrezzi in metallo, una porzione della ruota del tornio e alcuni vasi crudi; lo spiazzo per l’essiccazione al sole prima della cottura; i grandi forni circolari a corrente ascensionale (l’aria calda veniva canalizzata verso l’alto), costruiti con mattoni mattoni rossi nella parte interna e mattoni crudi all’esterno (foto in alto). Nelle camere di cottura si trovavano ancora diverse forme ceramiche.
Come anticipato, però, il sito era frequentato già da molto prima e gli archeologi hanno scavato anche i resti di un villaggio protodinastico (3150-2700 a.C.), con abitazioni in mattoni di fango, forni e silos per la conservazione dei cereali. Inoltre, è stata trovata un’area sepolcrale con tombe di diverse epoche che vanno dalle più antiche sepolture a fossa in posizione fetale a più recenti strutture in mattoni crudi. Questa coesintenza ha reso l’annuncio ufficiale del ministero un po’ confuso, mescolano oggetti cronologicamente molto lontani; tra le foto in basso, infatti, si vedono monete tolemaiche (in alto a destra) e vasi in pietra di Antico Regno (in basso a sinistra).