Ricorderete la rocambolesca vicenda dell’esportazione illegale dall’Egitto del sarcofago di Nedjemankh, scoperta per via di una foto di Kim Kardashian al Met Gala del 2018. D’allora, le indagini dell’assistente procuratore distrettuale di Manhattan, Matthew Bogdanos, specializzato nel traffico di opere d’arte, sono andate avanti e hanno investito importanti nomi del mondo del collezionismo e dei musei.
Tre anni dopo il sequestro del sarcofago dorato, le autorità hanno bloccato altri 5 reperti egizi del Metropolitan Museum di New York che, tramite un portavoce interpellato dal The Art Newspaper, si è dichiarato estraneo ai fatti, ingannato dagli indagati e pronto a collaborare con gli inquirenti.
Nel complesso, i pezzi, acquistati dal Met tra 2013 e 2015, superano il valore di 3 milioni di euro. Spiccano in particolare un ritratto del Fayyum dell’epoca di Nerone che mostra un’elegante donna con gioielli d’oro e un mantello blu (1,3 milioni €; in alto a destra) e cinque rarissimi frammenti di lino dipinto del IV-V secolo con scene dall’Esodo (1,5 milioni €) che recano la più antica raffigurazione dell’attraversamento del Mar Rosso (foto in cima all’articolo). Questi, insieme a una stele-cappella in calcare dedicata a Kemes, della XIII dinastia (250.000 €; immagine in alto a sinistra), e un’altra stele in calcare, questa volta della XXVI dinastia, (80.000 €; in alto al centro), erano stati venduti dalla Pierre Bergé & Associés, dove uno dei principali sospettati dell’indagine, Christophe Kunicki, lavorava come esperto d’arte antica. Ma come nel caso del sarcofago di Nedjemankh, la figura chiave dell’affare sarebbe stato il commerciante tedesco-libanese Roben Dib, arrestato a Parigi proprio nell’ambito dell’operazione. Dib avrebbe ceduto a nome della madre i 4 oggetti alla celebre casa d’aste parigina e, tramite una società olandese, avrebbe venduto al Metropolitan il quinto reperto sequestrato, una maschera funeraria ricavata da un sarcofago dipinto del III Periodo Intermedio (6000 €; foto in basso).