In ricordo del Prof. Sergio Donadoni

In ricordo del Prof. Sergio Donadoni - Djed Medu

Lo scorso 31 ottobre, preso da altri impegni, ho riportato, forse troppo frettolosamente solo sulla pagina Facebook e sul profilo Twitter del blog, una triste notizia. All’età di 101 anni, compiuti da poco, si è spento Sergio Donadoni, figura cardine dell’egittologia italiana e internazionale. I funerali si sono tenuti stamattina (2 novembre) a Roma, presso la chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Immagino, o meglio, spero, che la maggior parte delle persone che mi seguono sappia chi fosse il Prof. Donadoni, rendendo superflue le parole che andrò a scrivere. In ogni caso, mi sembra doveroso ricordare almeno gli eventi principali che hanno caratterizzato una lunghissima vita dedicata all’Egitto.

Nato a Palermo il 13 ottobre 1914, Donadoni studiò alla Normale di Pisa seguito da leggende dell’archeologia e della storia dell’arte come Annibale Evaristo Breccia, suo relatore e direttore del Museo Greco-Romano di Alessandria, Ranuccio Bianchi BandinelliMatteo Marangoni. Solo dopo la laurea del 1935, però, perfezionò la sua conoscenza egittologica a Parigi e Copenhagen, per poi insegnare presso le università di Milano, Pisa e Roma. Nel corso degli anni, si sono accumulati titoli e pubblicazioni. Era Professore Emerito presso “La Sapienza” di Roma, Doctor Honoris Causa all’Université Libre di Bruxelles, membro dell’Accademia dei Lincei, della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, dell’Académie des inscriprions et belles-lettres e dell’Institut d’Égypte, Premio Feltrinelli per l’Archeologia nel 1975 e Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica. Della sua sconfinata bibliografia, invece, cito “La civiltà egiziana” (1940), “Arte egizia” (1955), “La religione dell’Egitto antico” (1955), “Storia della letteratura egiziana antica” (1957) e “Appunti di grammatica egiziana” (1963). Non a caso, infatti, ho scelto di utilizzare uno dei suoi testi come foto dell’articolo perché, come per tutti gli studenti di egittologia italiani, è stato parte importante della mia formazione e perché non è l’immagine fisica che si lascia ai posteri ma il frutto del proprio lavoro.

Ovviamente, va ricordata anche la sua attività sul campo con la partecipazione agli scavi di Medinet Madi nel Fayyum e la direzione di quelli a Sheikh Ibada (Antinoe), della tomba di Sheshonq a El-Asasif (Tebe Ovest), di Gebel Barkal (Napata) in Sudan e molti altri. Ma, il ruolo di Donadoni che ha portato in alto la bandiera dell’egittologia italiana nel mondo coincide con la sua adesione alla squadra di studiosi internazionali convocati dall’UNESCO nel 1960 per salvare i monumenti nubiani minacciati dalla costruzione della Diga di Assuan. In quell’occasione, in una vera e propria corsa contro il tempo, il suo apporto fu fondamentale per lo studio e la tutela di decine di siti archeologici che, da lì a poco, sarebbero stati sommersi dalle acque del Lago Nasser.