Siamo arrivati al secondo compleanno di Djed Medu. Prima di tutto, devo ringraziarvi di cuore perché, a guardare i numeri, il blog è cresciuto moltissimo. Numeri che, merito soprattutto del clamore provocato dalle nuove scoperte nella tomba di Tutankhamon, hanno portato il mio blog, il 30 novembre, a essere il più letto in Italia e il 51° al mondo. Di conseguenza, il post su Tut è stato quello con maggiori visualizzazioni dell’anno (scippando, fortunatamente, il primato a “Un papiro con Omero usato come carta igienica“). Ma eccovi una carrellata delle news più importanti del 2015:
GENNAIO
L’anno si è aperto con una grande scoperta di Barta ad Abusir: la tomba di Khentkaus III, regina ancora sconosciuta, madre del faraone Menkauhor (V din.). Poi, però, l’attenzione si è spostata verso la figuraccia mondiale fatta dal Ministero delle Antichità, costretto ad ammettere i danni provocati alla maschera di Tutankhamon da un restauro improponibile nell’agosto precedente.
FEBBRAIO
Il nuovo faraone Seneb-Kay, re di II Periodo Intermedio (forse appartenente a una dinastia locale di Abido ancora non identificata), sarebbe stato ucciso in battaglia. Questa è la conclusione dell’analisi paleopatologica della University of Pennsylvania sui resti ossei scoperti solo nel gennaio del 2014.
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MARZO
Non una ma ben due tombe sono il “bottino” di una sola settimana di lavoro della missione dell’American Research Center in Egypt a Sheikh Abd el-Qurna, Tebe Ovest. Gli archeologi americani, infatti, hanno scoperto le sepolture di due funzionari di XVIII dinastia, Amenhotep e Sa-Mut.
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APRILE
Il 1 aprile, dopo mesi di restauro, si è tenuta l’inaugurazione ufficiale del Museo Egizio di Torino, completamente rinnovato negli allestimenti e nei contenuti scientifici e con gli spazi espositivi raddoppiati. Il giorno prima, invece, ho avuto l’onore di partecipare all’anteprima stampa.
MAGGIO
E il nuovo Egizio si è subito attivato sotto la spinta del neo-direttore Christian Greco che, per il museo, ha riportato una missione archeologica in Egitto dopo 16 anni dall’ultima. Lo scavo a Saqqara, in collaborazione con gli egittologi di Leiden, ha permesso la scoperta, tra le altre cose, di una statua di Horus e una stele quadrifronte.
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GIUGNO
Dopo sei anni, Paul Nicholson (Cardiff University) ha pubblicato i risultati del primo studio di mappatura delle cosiddette “Catacombe di Anubi”, necropoli situate a Fag el-Gamous, Saqqara Nord, dove, tra periodo tardo ed età tolemaica, sono stati sepolti oltre 8 milioni di mummie di cani.
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LUGLIO
Seconda grande scoperta fatta a Qurna, questa volta dalla missione polacca diretta da Andrzej Ćwiek che, pulendo una tomba di Medio Regno, ha trovato un raro frammento di lino dipinto in inchiostro nero con tre colonne di geroglifici che riportano i cartigli di Tolomeo XII (80-58, 55-51 a.C.), padre di Cleopatra VII.
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AGOSTO
Altro evento egittologico per l’Italia e in particolare per Firenze: l’XI International Congress of Egyptologists, convegno che ha visto la partecipazione di centinaia di egittologi da tutto il mondo. Intanto, poco prima, Nicholas Reeves aveva pubblicato la sua teoria della presenza della tomba di Nefertiti nella KV62.
SETTEMBRE
Qualche giorno dopo, è stato ufficializzato il nuovo Consiglio dell’International Association of Egyptologists, in parte già anticipato a Firenze, che sarà presieduto fino al prossimo congresso (Luxor 2019) da Chris Naunton.
OTTOBRE
Il ministro El-Damaty ha lanciato “ScanPyramids“, progetto internazionale che, con l’ausilio delle tecnologie più avanzate, avrà il compito di analizzare le piramidi di Dashur e Giza e di individuare eventuali camere o corridoi nascosti.
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NOVEMBRE
Come anticipato all’inizio del post, in questo caso la definizione di notizia più importante del mese è decisamente riduttiva: analisi termografiche e georadar hanno confermato la presenza nella tomba di Tutankhamon di due aperture che porterebbero a stanze mai viste finora.
DICEMBRE
Come l’apertura, anche la chiusura dell’anno è dedicata a Tutankhamon e alla sua maschera. La grottesca vicenda della barba vicenda si è conclusa con il restauro di Christian Eckmann che, fra l’altro, ha individuato il meccanismo originale di fissaggio: un tubo interno d’oro e uno strato di cera d’api.