Non proprio la nuova scoperta che sta passando sui giornali spagnoli, ma uno spunto interessante per dimostrare come ricerche del passato possano essere riprese e portare a conclusioni diverse. La notizia, infatti, era nota già dal 2014 e anche io l’avevo riportata su questo blog; tuttavia, sfrutto questa rinnovata attenzione sull’argomento per approfondirlo con qualche dato in più.
Se si consulta il Porter & Moss (PM I.1, pag. 306; planimetria a pag. 292), la TT 209 risulta come una tomba di epoca saitica (XXVI dinastia: 672-525 a.C.) situata nella necropoli di el-Asasif, Tebe Ovest. Oltre al nome del proprietario, Seremhatrekhyt, pochissime altre informazioni:
Nel corso degli anni, però, di questa sepoltura si erano di nuovo perse le tracce, nascoste dal fango delle inondazioni del vicino wadi e dalle macerie del villaggio demolito di Hurubat. Almeno fino all’intervento del “Proyecto Dos Cero Nueve”, missione archeologica partita nel 2012 sotto la direzione di Miguel Ángel Molinero (Universidad de La Laguna, Tenerife). Gli archeologi canari hanno riscoperto l’entrata dell’ipogeo e hanno cominciato l’indagine all’interno individuando, fra l’altro, un ramo laterale non noto a ovest che porterebbe alla struttura accessoria riservata alla madre del defunto principale (confrontare la planimetria in basso con quella del PM).
Ma il risultato più importante delle prime cinque campagne di scavo è stato la correzione della datazione ipotizzata nei decenni precedenti, spostata, per motivi stilistici e stratigrafici, alla XXV dinastia (747-664). La tomba, quindi, sarebbe più antica del previsto, risalendo alla dominazione dei cosiddetti “faraoni neri”. Da questo dato, poi, si è cercata una corrispondenza dell’onomastica nubiana con alcuni termini stranieri scritti sulle pareti e si è capito che il vero nome del proprietario della TT 209 è Nisemro (più difficilmente Ashemra come annunciato in un primo momento), “Sovrintendente del sigillo” (imy-r xtm, traducibile anche come “tesoriere”). Quindi non l’Hatashemro di Gardiner e Weigall (A Topographical Catalogue of the Private Tombs of Thebes, 1913) né il Seremhatrekhyt – in realtà solo un titolo – indicato negli anni ’50 da Porter e Moss.